Non abbassare la guardia nei confronti di una malattia che si può curare, ma dalla quale non si può ancora guarire . domani 1 dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids, occasione per tornare a parlare di questa malattia, riflettere sulle sue conseguenze e sulla necessità di informazione e prevenzione, anche sul territorio romagnolo, dove i nuovi casi di infezione da HIV registrati nel corso del 2019 sono stati complessivamente 67 (24 nella provincia di Ravenna, 21 nella provincia di Forlì-Cesena e 22 in quella Riminese).
La buona notizia è che nel territorio romagnolo dal 2010 al 2019 le nuove diagnosi da Hiv tra i cittadini residenti sono diminuite, passando da 129 a 67, con una incidenza che, sebbene sia sempre stata superiore rispetto a quella regionale, nel 2010 era di 12,8/100.000 abitanti mentre nel 2019 risulta più che dimezzata essendo passata a 6/100.000 abitanti.
Il dato emerge dall’annuale report realizzato dal Laboratorio Unico di Pievesestina che evidenzia come l’incidenza da HIV nei residenti dell’AUSL Romagna abbia avuto un netta riduzione fino al 2013, poi dal 2013 si è stabilizzata con modeste variazioni annuali. “Grazie al registro delle nuove diagnosi di infezione da HIV costantemente aggiornato dalla Microbiologia del Laboratorio di Pievesestina – spiega la dottoressa Simona Semprini del Laboratorio Unico di Ausl Romagna– dal 2010 nell’AUSL Romagna vengono monitorati i casi di nuove infezioni diagnosticate annualmente dai vari servizi che inviano i campioni al Laboratorio Unico; oltre ai residenti vi sono anche quelle persone che comunque vivono e vengono curate nel nostro territorio. Anche da questo dato – specifica la dottoressa Semprini – risulta che dal 2010 al 2019 le diagnosi di infezione da HIV fatte in persone seguite dalle strutture sanitarie dell’Azienda sono dimezzate, passando da 195 nel 2010 a 95 nel 2019. Anche in questo caso vi è stata una riduzione di nuove diagnosi dal 2010 al 2013, poi dal 2103 le nuove diagnosi si sono stabilizzate”.
“Per quanto riguarda l’anno in corso – aggiunge la dottoressa Semprini – il 2020 è un anno diverso dagli altri a causa della pandemia COVID che da marzo ha modificato i comportamento delle persone influenzando l’accesso ai servizi sanitari. Da gennaio ad oggi le nuove diagnosi di infezione da HIV in Ausl Romagna sono diminuite rispetto agli anni precedenti e a fine anno ci aspettiamo un numero di test per HIV e di diagnosi di infezioni da HIV ridotto rispetto agli anni precedenti”.
“Questo ultimo è un dato che preoccupa tutti noi professionisti – precisa il dottor Andrea Boschi, infettivologo, responsabile della struttura semplice interdipartimentale “Gestione infezione da HIV” dell’ Ausl Romagna – perché una diagnosi precoce dell’infezione da HIV ci consente di attivare tempestivamente cure efficaci che oggi rendono l’infezione da HIV una infezione cronica bloccandone la progressione e rendendo l’aspettativa di vita di una persona con infezione da HIV in trattamento simili a quella della popolazione generale. Una persona con infezione da HIV in trattamento (attualmente in Ausl Romagna sono circa 3400) e con carica virale soppressa inoltre non trasmette più l’infezione da HIV. In sostanza, prima si scopre l’infezione e si agisce, meglio è: è importante per l’efficacia della terapia e per ridurre la trasmissione del virus”.
Il test per l’Hiv è gratuito, può essere richiesto al proprio medico di famiglia ed effettuato negli ambulatori di Malattie Infettive, Dermatologia – Ambulatorio Malattie Sessualmente Trasmesse e SerT. Circa la metà delle nuove diagnosi di infezione da HIV viene alla luce in persone che fanno il test in questi ambulatori.