L’organizzazione Essere Animali ha fatto affiggere decine di manifesti per informare i cittadini del rischio sanitario costituito dalla presenza sul territorio di un allevamento di visoni.
Dopo i casi documentati di visoni con infezioni da coronavirus rilevati in diverse nazioni, anche in Italia, a Ravenna e negli altri Comuni in cui sono situati questi allevamenti sono comparse decine di manifesti recanti la scritta “Rischio sanitario: in paese c’è un allevamento di visoni, il coronavirus mutato si diffonde dai visoni all’essere umano”
“Non si tratta di una provocazione”, commenta Simone Montuschi, presidente di Essere Animali, l’organizzazione che ha commissionato le affissioni, “l’allevamento di visoni situato a San Marco di Ravenna non rappresenta solo una crudeltà nei confronti degli animali, ma è anche un problema per la salute pubblica. E’ necessario chiuderlo e vietare su tutto il territorio nazionale la produzione di pellicce”.
I manifesti hanno generato diverse polemiche. Il sindaco di Capergnanica (CR), quello di Capralba (CR) e la sindaca di Galeata (FC), tre località in cui vi sono allevamenti di visoni e in cui sono stati affissi i manifesti, sono intervenuti pubblicamente sui social e sui quotidiani locali per rassicurare la popolazione.
“Possiamo anche capire la necessità di tranquillizzare i cittadini”, continua Montuschi, “ma recenti programmi televisivi hanno diffuso servizi che mostrano ben 4 allevatori di visoni, sugli 8 totali ancora attivi in Italia, mentre si avvicinavano agli animali privi dei dispositivi di protezione obbligatori per legge. Sono gli allevatori positivi al virus ad infettare i visoni, ma in alcuni Paesi è stato dimostrato come gli animali possano poi trasmettere il virus mutato agli esseri umani. Con queste premesse, riteniamo che non si possano lasciare agli allevatori aspetti così delicati, attinenti alla salute di tutta la comunità”.
“Abbiamo scritto a tutti i primi cittadini dei Comuni con allevamenti di visoni per chiedere loro di fare pressione sul Governo affinché sia introdotto un divieto nazionale. Questa è l’unica vera rassicurazione che possono fornire alla popolazione. Infatti, la recente ordinanza del Ministero della Salute che sospende l’attività degli allevamenti fino a febbraio rinvia solo il problema, in quanto le riproduzioni dei visoni avvengono a marzo. Se saranno consentite, l’anno prossimo nasceranno 60.000 visoni che potranno infettarsi e trasmettere il virus agli esseri umani. Siamo curiosi di vedere quale istituzione autorizzerà un simile rischio.”
Essere Animali chiede da tempo un divieto di allevamento di animali da pelliccia, obiettivo della campagna Visoni Liberi. Attraverso tre video indagini l’organizzazione ha documentato più volte le condizioni dei visoni negli allevamenti italiani, filmando animali feriti, con comportamenti stereotipati e una gestione degli allevamenti che inevitabilmente agevola la diffusione di un eventuale virus, essendo le gabbie disposte una a fianco all’altra, con i visoni rinchiusi a stretto contatto fra loro. 16 Paesi europei hanno vietato gli allevamenti da pelliccia, l’ultima in ordine di tempo l’Ungheria che, pur non avendo strutture attive, ha imposto un divieto per evitare che allevatori provenienti da nazioni che stanno vietando gli allevamenti possano insediarsi nel territorio magiaro.
“Visoni positivi al coronavirus sono stati rilevati in allevamenti situati in Olanda, Danimarca, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Italia, Grecia, Francia, Polonia e Lituania, mentre sette Paesi segnalano infezioni da coronavirus con mutazioni legate al visone in esseri umani, in Olanda, Danimarca, Svizzera, Sud Africa, Russia, Stati Uniti e Isole Faroe”.