Quarto appuntamento, dopo le ville e la chiesa di Errano, per le visite guidate d’autunno della Pro Loco Faenza: sabato prossimo 7 novembre alle 15 sarà la volta de “Il Cimitero come bene culturale”. Come noto, infatti, il complesso dell’Osservanza conserva il maggior patrimonio faentino (dopo il Mic) di scultura e arti applicate: ferro battuto, ceramiche, bronzi, vetri, eccetera.
Pur essendo primariamente un luogo di dolore e commemorazioni e richiedendo quindi un comportamento particolarmente rispettoso, il Cimitero è visitabile nei suoi aspetti artistici, architettonici, storici. Quello di Faenza risale al 1816 – ha quindi compiuto da poco i 200 anni – e peraltro si sviluppa sul preesistente convento francescano dell’Osservanza che risaliva al XV secolo e che infatti, nella chiesa, conserva ancora testimonianze manfrediane. E sarà proprio dalla chiesa che partirà la visita: ristrutturata verso il 1830 dall’architetto Pietro Tomba, conserva notevoli opere d’arte (un crocefisso lignee quattrocentesco, un bellissimo dipinto di Benedetto Gennari, di Cento, la lapide sepolcrale della Dulcissima Gens Manfreda…) e alcune tombe di particolare valore storico, o per via della persona sepolta – è il caso del sepolcro di Gianbattista Ballanti Graziani, che mostra tutti i “ferri del mestiere” (scalpelli, sgorbie, stecche, squadre e calibri perché era scultore e plasticatore) – o per via dell’autore, ed è il caso dell’ultima tomba a sinistra, disegnata e progettata dal grande Felice Guani.
Poi si passerà al porticato semicircolare esterno, costruito nel 1860 da Costantino Galli sul modello di Piazza Plebiscito a Napoli e, come quello, concepito per accogliere il visitatore con una sorta di abbraccio. Si visiteranno poi i chiostri, di cui due antichi, gli altri invece costruiti nella seconda metà dell’Ottocento come strutture adatte allo scopo: tombe nel verde al centro oppure sotto il portico perimetrale e possibilità per i parenti del defunto di stare al riparo dalle intemperie. I nomi degli autori delle tombe sono di primissimo livello: Pietro Barilotto è l’unico antico (per il sepolcro cinquecentesco del Vescovo Giacomo Pasi) e per il Novecento abbiamo Domenico Rambelli, Pietro Melandri, Riccardo Gatti, Angelo Biancini, Sante Ghinassi, Domenico Matteucci, Alfonso Leoni e molti altri.
Il messaggio che la Pro Loco vuol trasmettere è comunque che l’arte funeraria, ben lungi dall’essere lugubre o macabra, esprime quasi sempre un ben comprensibile senso di vita, essendo legata al concetto, non strettamente religioso o comunque non solo religioso, di resurrezione.
È richiesto un contributo di 3 euro destinato a fini culturali.
Ritrovo alle ore 15 in Piazzale dell’Osservanza, Viale Marconi.
Prenotazione obbligatoria, posti limitati, uso della mascherina, comportamenti adeguati.