Il mondo delle cooperative, associazioni e società che gestiscono piscine pubbliche non ce la fa più: «Perdiamo in media 250mila euro per ogni piscina, rischiamo di non essere più in grado di riaprire gli impianti». La riduzione della capienza degli impianti definito dai protocolli, la minor presenza di visitatori, il peso economico dei voucher emessi per recuperare quanto speso per il periodo del lockdown, a cui si affiancano i costi del periodo invernale determinati soprattutto da utenze e spese di personale stanno mettendo in crisi il sistema che rischia di non arrivare all’estate prossima.
In Emilia-Romagna esistono più di 80 piscine pubbliche coperte (su 130 complessive) che, per gli alti costi di gestione, risentono maggiormente della forte crisi in cui versa attualmente il settore. Il servizio delle piscine è rimasto pubblico a tutti gli effetti ma da tempo non viene più erogato con la gestione diretta da parte dei Comuni, bensì attraverso la gestione di cooperative, associazioni e società per lo più di carattere sportivo senza scopo di lucro. Quasi sempre le concessioni della gestione da parte degli enti proprietari hanno anche previsto a carico del privato ingenti opere di riqualificazione delle strutture.
Dopo la chiusura di primavera i gestori, in particolare quelli cooperativi, hanno riaperto le piscine, anche per senso di responsabilità, ma hanno registrato notevoli difficoltà nel gestire le aperture estive, scontando un calo notevole di presenze dovute alle normative stringenti così come per il diminuito afflusso.
Sulla base dei dati raccolti su oltre un terzo degli impianti, la perdita stimata per l’intero comparto delle piscine pubbliche coperte si aggirerà, per il 2020, ben oltre i 20 milioni di euro. Il disavanzo medio previsto per ogni impianto nel 2020 previsto sarà sicuramente oltre i 250mila euro. La media ovviamente tiene conto di impianti di dimensioni diverse, da cui derivano importi di disavanzo non omogenei.
Molti gestori stanno utilizzando i canali di finanziamento disponibili sul mercato e in parte garantiti dallo Stato, ma la capacità di indebitamento è limitata ed occorre avere una prospettiva per poter ripagare i debiti. Serve un sostegno esterno che consenta di passare l’inverno, altrimenti una parte significativa del settore non ce la farà, creando anche un problema di occupazione e determinando la chiusura degli impianti.
Esiste il rischio che queste imprese siano costrette a dedicarsi ad impianti e servizi privati dove le perdite causate da questa sospensione possano essere recuperate attraverso un piano industriale a lunga gittata, più sostenibile rispetto alla gestione di una struttura pubblica con previsione di scadenza della concessione.
Se si vuole garantire la gestione dei servizi che si svolgono nelle piscine pubbliche per tutta la stagione sportiva 20-21, Legacoop Romagna chiede urgentemente di promuovere le azioni necessarie a determinare il ripristino dell’equilibrio economico e finanziario delle gestioni attraverso l’intervento degli Enti Locali proprietari degli impianti, ma anche prevedendo specifici interventi sia a livello Statale che Regionale.