È dedicato a Dante Alighieri (Firenze, 1265 – Ravenna, 1321) il calendario artistico del 2021 promosso dalla Cassa di Ravenna Spa e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Alcune immagini del calendario rendono omaggio anche a Don Mesini, fondatore nel 1914 del Bollettino Dantesco.
Come ricorda Antonio Patuelli, Presidente del Gruppo Cassa Ravenna, “la Cassa di Ravenna per deliberazioni più che secolari, è “vocata al culto di Dante”, non solo per la stretta vicinanza della Tomba alla sede centrale della Cassa, una figura quella del “Poeta” che ha fornito una innovativa somma e sintesi di etica cattolica e laica insieme”.
La presentazione e il commento di Franco Gàbici nel calendario partono da ciò che scrisse Santi Muratori: in quella notte del trapasso del Poeta a Ravenna, fra il 13 e il 14 settembre del 1321, “si oscurarono le stelle” e la morte del poeta “fu appresa come una pubblica calamità”.
Scrive ancora Santi Muratori che Ravenna “ha il merito di aver sempre conservato la religione di Dante” e in effetti, dal Settecento in poi, la vita politica, sociale e culturale di Ravenna è sempre stata scandita da eventi danteschi.
Nel 1731 fu istituita a Ravenna una Accademia in cui si commentava la Divina Commedia, primo germe della Lectura Dantis.
Il 3 gennaio 1798, nell’ambito di una famosa cerimonia repubblicana organizzata a Ravenna dal Circolo costituzionale, Dante fu celebrato come “nostro concittadino” e gli venne conferita una simbolica “cittadinanza onoraria”. In quell’occasione Vincenzo Monti e Paolo Costa pronunciarono discorsi.
Nel 1847 il nome del poeta entrò a far parte della Guardia civica. Uno dei cannoni della Guardia, infatti, fu chiamato “il Dante”.
Nel 1848, a cura di don Mauro Ferranti, “un bravo prete erudito”, usciva l’unica edizione ravennate della
Divina Commedia basata sui codici conservati nella Biblioteca Classense.
Nel 1865 venne istituita la Cattedra dantesca che fu affidata al fiorentino Luigi Ciardi e nello stesso anno una delibera del Consiglio comunale intitolò il Liceo ginnasio a Dante Alighieri.
Nel 1890 l’Amministrazione comunale indisse il “giubileo dantesco” e in quello stesso periodo Corrado Ricci pubblicava L’ultimo rifugio di Dante Alighieri, “una delle opere più sode e serie pubblicate a memoria nostra intorno a Dante”. L’opera del Ricci fu riproposta nel 1965 dall’Editore Longo che all’epoca aveva intitolato a Dante la casa editrice e la libreria che ancora oggi porta il suo nome.
Nel Novecento l’ingegner Guido Umberto Majoli (Euclide d’ Bergamén) presentava il progetto di una galleria per mettere in comunicazione la via Cairoli con la Piazza del Popolo e la galleria sarebbe stata intitolata a Dante.
Infine il presidio militare in stanza a Ravenna dal 1871 e fino al 2011, aveva il suo quartiere nella “Caserma Dante Alighieri” di Via Nino Bixio.
A ragione, dunque, Ravenna è città dantesca e gelosa custode delle Ossa del Poeta, un “deposito”, come scrisse Corrado Ricci, “che rappresenta la pagina più bella della sua storia gloriosa”.