Al di là delle identità e convinzioni religiose, il culto dei morti è servito nella storia dell’uomo per rendere meno traumatico il distacco dai propri cari e lenirne il lutto. Lo splendido cimitero monumentale di Ravenna, che ha compiuto da poco i due secoli, infonde tuttora ai visitatori la quiete e la serenità dei mattoncini rossi, degli eleganti decori e delle turchesi ceramiche che compongono la facciata dell’ingresso, sul fronte del canale Candiano.
Entrando dall’ingresso successivo, angoscia e sgomento sono invece le sensazioni che si provano alla vista dell’anonimo e lugubre crematorio comunale. Nelle intenzioni di quando fu costruito, nel 2010, avrebbe dovuto richiamare “la forma di un casa, di una cappella votiva, la suggestione dei capanni vallivi con i loro tetti spioventi”. Nella realtà, per la forma, il color ruggine-marrone incupitosi con gli anni e perfino il camino quasi da camera a gas, sembra la riedizione del campo di Auschwitz.
Il camminamento di legno con pensilina metallica intorno all’edificio, riservato all’ingresso dei congiunti, pare destinato a farvi entrare incolonnate le persone che usciranno dal camino. Chiudendo gli occhi, si può inorridire della scritta crudele e sarcastica che campeggiava su quei luoghi di sterminio: “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi).
Non è una macabra supposizione. Non è una polemica. Ma l’esternazione di una percezione largamente comune a quanti entrano o si avvicinano al crematorio, soprattutto se colpiti da un lutto. Spesso manifestata da diversi cittadini, con rammarico, a Lista per Ravenna, ne è consapevole Azimut, gestore dei cimiteri comunali.
Basterebbe però, per rendere meno traumatico accostarsi a questo edificio, agire sulle superficie esterne con una trasformazione pittorica e/o grafico/artistica che si ispiri alla luce piuttosto che al buio, al “volare in cielo” (laicamente) piuttosto che al “tornare in terra”. Un esempio tra i meno impegnativi potrebbe essere ridipingerle con un Blu Brillante, magari tra nuvole bianche.
Lasciamo tuttavia ad Azimut definire sul piano tecnico/economico la soluzione che più si presti all’obiettivo, che Lista per Ravenna sottoporrà, innanzitutto, alla valutazione del sindaco.