Tra il 2015 e il 2016 il Comune di Ravenna realizzò sulle dune della spiaggia di Marina di Ravenna una passerella di legno di larice, lunga 400 metri e provvista di parapetti, tra il bagno ai Tamerici e il bagno Ruvido, di fronte alla ex colonia. È costata all’incirca 600 mila euro, finanziati dall’ENI come intervento di salvaguardia dell’area litoranea, a compensazione dei danni ambientali prodotti dall’estrazione sottocosta di gas metano. L’opera fu decisamente contestata da larga parte della cittadinanza, di cui si fece portavoce Lista per Ravenna. Scrivemmo al sindaco di un intervento “addirittura dannoso per la fragilità dell’ambiente in cui la duna è situata e incompatibile con i vincoli di rigida protezione a cui è sottoposto, per la necessità di manutenzione costante dei manufatti, per i rischi di danneggiamento dovuti ad usi impropri e per l’alto costo dei lavori, meritevole di opere rivolte effettivamente a protezione e risanamento della costa, tenuto conto che le scelte di investimento dei fondi ENI sono demandate, in sostanza, al Comune di Ravenna”.
Siamo stati facili, benché incolpevoli, profeti di sventura. Già a settembre del 2019, una relazione del servizio Ambiente del Comune di Ravenna riferiva, a seguito di un sopralluogo, che tutti i sei settori della passerella risultavano “abbondantemente insabbiati per accumulo eolico di sabbia, quale naturale accrescimento della duna posta in protezione”, ragion per cui occorreva “ripristinare l’accessibilità alla spiaggia” adeguandoli “alla nuova morfologia che il fronte dune (lato mare) ha assunto in accrescimento, rispetto alla situazione attuale” . Pur escludendo “il tratto terminale di congiungimento con la spiaggia caratterizzato da una scalinata”, non ancora sommerso, la Giunta comunale ha dovuto approvare, il 30 dicembre 2019, un progetto da 85 mila euro per sollevare ulteriormente la passerella, il quale prevede di smontare la struttura lignea esistente, compresi i pali laterali, e di rimontarla adeguandola alla nuova altezza. Niente di meno prevedibile sapendo come si comportano gli elementi della natura in queste situazioni. Come pure che in riva al mare il legno, se non adeguatamente curato e sorvegliato dagli abusi, è soggetto a degradarsi, tanto che “durante la fase di rimontaggio” è prevista anche la “sostituzione degli elementi lignei ammalorati”.
I lavori cominceranno in “questo autunno e saranno terminati entro l’anno”. Si può dunque immaginare come la passerella, sommersa dalla sabbia e messa anche peggio dell’anno prima, abbia potuto rispondere, nell’ormai trascorsa stagione balneare, agli obiettivi immaginati a sua gloria: “consentire il raggiungimento della spiaggia senza l’attraversamento della duna stessa”, “salvaguardare l’arenile”, “propagare un messaggio educativo nei riguardi della salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema in generale”.
La girino come vogliono, ma il problema è che paghiamo sempre noi. In attesa di vedere come sarà la passerella della Darsena tra tre anni.