NON UN RISTORANTE ALL’APERTO – Mentre plaudiamo a che l’amministrazione comunale favorisca le attività di ristorazione duramente colpite dalle misure anti-convid, concedendo, per quanto possibile e compatibile, di estendere le loro attività sul suolo pubblico stradale, non condividiamo che un’attività di ristorazione collocata sulla via Oriani, benché dedicata ad una benemerita valorizzazione delle tradizionali specialità enogastronomiche della città, sia stata estesa all’aperto, con 10 tavoli e circa 40 coperti, entro la Zona dantesca del Silenzio, sulla peraltro ristrettissima via Novello da Polenta. Lo stesso risultato può essere raggiunto collocando questi tavoli sul fronte della biblioteca Oriani in via Corrado Ricci, a lato del ristorante in questione, dove sono insediate rastrelliere della bicicletta facilmente trasferibili, se mai, sul lato della biblioteca posto sulla stessa via Novello da Polenta.
NON UN BAZAR – Un fatto anche ben più grave si sta realizzando, in piena disattenzione cittadina, nello storico Palazzo Farini della stessa via Novello da Polenta, dove è stata smantellata in questi giorni l’emeroteca, prezioso servizio culturale a disposizione dei tutti i cittadini, che comunque troverà posto a breve nella biblioteca Classense. Ma ciò che appare addirittura un’offesa al sepolco del Poeta, che fronteggia Palazzo Farini, è la decisione di installarvi una“Dante Design Gallery”, in italiano un bazar di oggettistica dantesca. Quasi da non credere. Anch’esso può trovare ospitalità confacente altrove, ad esempio all’interno del Palazzo della Provincia, nella vicinissima piazza San Francesco, più opportunamente dedicabile alla “contemporaneità di Dante”. Palazzo Farini potrebbe diventare la vera “Casa di Dante (o della Poesia)”, dove abbiano eventualmente sede anche le associazioni poetiche ravennati e l’ufficio di coordinamento delle 500 Società Dante Alighieri sparse nel mondo. Una sua parte potrebbe servire anche per un progetto di ridefinizione e informatizzazione del vicino Museo dei Frati Francescani.
LUOGO DI RACCOGLIMENTO E SACRALITA’ -Sul sito internet dell’Archivio di Stato si legge come la Zona del Silenzio sia stata “frutto di una serie di interventi urbanistici condotti fra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso che hanno conferito all’area quelle caratteristiche che tuttora la connotano…All’origine dell’intervento di sistemazione vi fu infatti l’intento di creare una zona di pace e tranquillità attorno al sepolcro dantesco, isolandolo dal traffico e dal frastuono della vita cittadina e conferendo al luogo quella dimensione di raccoglimento e sacralità che nelle intenzioni dei promotori dell’opera doveva spettare all’ultimo rifugio terreno dell’Alighieri”. Le due strade interne a tale Zona sono quelle, limitate al transito dei pedoni, che conducono direttamente alla Tomba del Poeta: la via Dante, con accesso da piazza Garibaldi, e la via Guido Novello da Polenta (il sindaco che ospitò Dante nel suo esilio a Ravenna), da via Corrado Ricci. Nel 2016 l’ex sindaco Fabrizio Matteucci ha avviato la procedura volta a inserirla tra i patrimoni dell’umanità. Il sindaco dei giorni nostri ha più volte dichiarato come essa “sia al centro dell’attenzione dell’amministrazione comunale in vista delle celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante”.
Auspichiamo dunque un ripensamento delle due decisioni di cui sopra nel senso proposto.