Crollo verticale del fatturato per le cantine ravennati a fronte delle limitazioni di mercato inevitabilmente scattate a seguito dell’emergenza coronavirus che mette a repentaglio il futuro del vino nella provincia con più superficie coltivata a vigneto dell’Emilia-Romagna. A lanciare l’allarme salva vigneti è Coldiretti Ravenna che sottolinea il pesante impatto sulle cantine della chiusura forzata di alberghi, enoteche, agriturismi, bar e ristoranti in Italia e all’estero, con un azzeramento delle vendite di bottiglie, mancato pagamento delle forniture già consegnate, calo delle esportazioni, il tutto aggravato anche dalle difficoltà logistiche che incontrano i clienti abituati a rifornirsi direttamente in azienda e presso le cantine stesse sfruttando la vendita diretta del vino sfuso.

Senza vendite – afferma Coldiretti – le aziende non riescono a far fronte ai pagamenti e a finanziare il ciclo produttivo che, dalla campagna alla cantina, non si può fermare. “Le misure messe in campo con il blocco delle rate di mutui, prestiti, tasse, contributi sono certamente utili – afferma il Presidente provinciale Nicola Dalmonte – ma non bastano ed è indispensabile mettere a disposizione delle aziende vitivinicole liquidità sotto forma di prestiti a lunga scadenza a tasso zero e garantiti dallo Stato, pari ad una percentuale del fatturato dell’anno precedente, da erogare attraverso una semplice richiesta alle banche”. Un intervento veloce e semplice che dovrebbe essere garantito indipendentemente dalla dimensione aziendale al quale va aggiunto anche una compensazione a fondo perduto sulle perdite subite sotto forma di ‘risarcimento del danno’. Ed è necessario – continua Coldiretti – che una misura similare sia garantita a bar, ristoranti, alberghi agriturismi per evitare il blocco dei pagamenti delle forniture a cui si sta assistendo e per fare in modo che non chiudano.

Dalla collina alla pianura, infatti, gli effetti dell’emergenza sanitaria sul mercato del vino e sulle aziende vitivinicole ravennati sono pressoché comuni. 

“Ci stiamo difendendo con i denti e le unghie – afferma Alessandra Ravagli, titolare dell’omonima azienda vitivinicola di Ragone di Ravenna – l’attivazione delle consegne a domicilio, pubblicizzata mediante il web e il passaparola sta dando buoni risultati in termini di vendite, ma è chiaro che anche su di una realtà come la mia, impostata soprattutto su vendita diretta e mercati all’aperto, la contrazione delle vendite si fa sentire e si rendono necessari e urgenti sostegni economici atti a finanziare l’attività di cura del vigneto che, come è ovvio, non si può certo fermare e che non è assolutamente sostenibile solo con le consegne a domicilio”. 

Ha perso in un solo colpo un buon 50% del fatturato la cantina La Sabbiona di Oriolo di Faenza che riforniva con i propri vini il comparto Ho.re.ca, in primis ristoranti, enoteche e hotel: “Purtroppo non possiamo più contare su quel fondamentale sfogo di mercato – commenta il titolare Mauro Altini – che non può certo essere compensato dalle consegne a domicilio che per noi valgono quanto mettere un tappo ad una emorragia”. L’azienda riesce ancora ad esportare sul mercato americano grazie ad alcuni shop online, un canale alternativo che insieme alle forniture alla Gdo e al mercato tedesco, rappresenta un buon 30% del fatturato: “Ma avvertiamo già sofferenza in termini di liquidità – afferma Altini – servono provvedimenti immediati e a fondo perduto finalizzati a compensare i mancati introiti, anche perché le spese di campo devono comunque essere sostenute”. 

Meglio non va in Bassa Romagna, nel territorio del Burson dove opera l’azienda agricola Zini: “Le esportazioni europee, nostro importante canale, sono ferme – spiega il titolare Franco Zini – e le vendite del prodotto sfuso, sia a privati che ai ristoranti, i primi a bloccare i pagamenti, si sono praticamente dimezzate. Per ora – aggiunge – restiamo a galla con le consegne a domicilio, ma stiamo parlando di un blando palliativo e, tra l’altro, mentre ci sono i costi di campagna da sostenere dobbiamo anche fare i conti con i danni da gelo e con la scarsità di precipitazioni, fenomeni climatici che inevitabilmente avranno ripercussioni sulla prossima produzione vitivinicola”.  

A livello nazionale la Coldiretti è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti e ha presentato al Governo il piano salva vigneti che, oltre alle misure già enunciate in premessa dal Presidente Dalmonte dedicate al sostegno alla liquidità e ad una ‘fiscalità di vantaggio’ per la filiera produttiva e distributiva, prevede sostegno alle imprese mediante lo snellimento degli adempimenti previsti dall’OCM di settore con lo sblocco immediato di tutti i pagamenti di aiuti nazionali e UE (PAC e PSR), ma anche l’avvio di misure volte al controllo dell’offerta come la ‘distillazione volontaria’ e la ‘vendemmia verde’.