Il decreto del 10 aprile, licenziato dal governo Conte, ha ampliato le tipologie di aziende che possono riaprire l’attività ed è presumibile che giungeranno al Prefetto ulteriori richieste di deroghe da parte del tessuto produttivo. Sul territorio ravennate già nella fase precedente sono state indirizzate al Prefetto oltre 1.100 richieste di deroghe. I sindacati territoriali non entrano nel merito delle scelte del Governo, prese di concerto con gli organi scientifici, sui codici Ateco, auspicando che per il futuro si superi la valutazione dei codici e si determini un confronto tra istituzioni, parti sociali e datoriali. È comunque molto importante il fatto che il decreto del 10 aprile preveda che le Regioni possano esprimere una valutazione. Ciò consentirà di ottenere un’omogeneità di azione sul territorio dell’Emilia Romagna, cosa che ad oggi almeno in Romagna non traspare dai dati forniti dalle diverse Prefetture, ed è auspicabile che, come abbiamo chiesto nella recente campagna elettorale, nei prossimi giorni venga definito a livello regionale un nuovo Patto per il lavoro che non potrà non calarsi nella drammatica situazione emergenziale che stiamo vivendo. Dovremo assumere molto velocemente le linee di indirizzo del protocollo regionale ma non solo. Cgil, Cisl e Uil ritengono necessaria la definizione, per la provincia di Ravenna, di un Patto per la salute, il lavoro e l’economia ravennate. Il nostro territorio vanta importanti comparti tra i quali il porto, la chimica, le aziende dell’automotive, l’agroindustria, la ceramica, la gomma plastica cui si aggiunge il settore turistico culturale e balneare. Occorrerà inoltre definire un piano per la mobilità pubblica che tenga conto delle esigenze del distanziamento sociale.
Cgil, Cisl e Uil sono convinti che il territorio sarà in grado di garantirsi un futuro a patto che l’emergenza sanitaria tenda a ridursi in maniera decisiva. Gli esperti dicono che dovremo abituarci a convivere con il Covid-19; diventa quindi determinante, e lo sarà per una platea ancora più grande di lavoratori e cittadini a partire dal 3 maggio, mettere in campo tutte le tutele sanitarie che permettano di dare continuità alla ripresa economica di tutti i settori, compresi quelli più esposti al rischio sanitario. Sono quindi necessari protocolli che mettano in condizione i lavoratori di recarsi in salute sul posto di lavoro e di tornare a casa nella certezza di non essersi ammalati. Pertanto occorre ripensare l’organizzazione del lavoro, disporre controlli agli ingressi, sanificare gli ambienti, garantire a tutti i dispositivi di protezione individuale e attenersi rigidamente alle norme previste nelle disposizioni vigenti. Nei nostri distretti e nelle singole aziende serviranno anche misure di controllo alle persone addette al trasporto merci che arrivano nella nostra provincia da altri territori. Si tratta di misure decisive per consentire all’economia ravennate di superare questa fase e per permettere alle persone di lavorare con la giusta tranquillità e sicurezza. Sarà la qualità del lavoro e l’attenzione al rispetto delle norme e procedure, a far vivere il territorio e a rilanciarne anche la sua attrattività turistica. I visitatori torneranno solo se avranno la certezza che l’emergenza sanitaria è vinta.
Cgil, Cisl e Uil lanciano quindi la proposta di un Patto che sappia dare certezza al sistema territoriale per superare l’emergenza, con l’auspicio che istituzioni, politica, organizzazioni d’impresa e associazioni datoriali convengano sulla nostra riflessione. Tutti insieme siamo chiamati a vincere una sfida inedita e di una complessità mai vista prima.