Tutti in piedi all’Alighieri di Ravenna per la cittadinanza onoraria a Cesare Moisè Finzi. È il momento più toccante all’interno del calendario di iniziative organizzate per il Giorno della Memoria. Finzi ha appena finito il suo racconto, la sua testimonianza in prima persona degli orrori dell’Olocausto. La deportazione dei parenti, l’uccisione di bambini anche di 3 anni, la fuga da Ravenna, la guerra vissuta al fronte, nel riminese. Diverse le persone che hanno aiutato la sua famiglia a salvarsi: la famiglia Muratori che ospitò i Finzi e non li denunciò, un sarto, rimasto sempre anonimo, che cucì i nuovi vestiti o un Capitano dell’Esercito Alleato che, disobbedendo agli ordini ricevuti, curò il fratello di Cesare, ferito mortalmente dalla scheggia di una bomba. Un racconto che parte dal settembre 1938, quando vennero introdotte le leggii razziali