«È avvenuto, quindi può accadere di nuovo… Può accadere, e dappertutto». È questo il monito che risuona ancora oggi e che quest’anno l’Istituto Tecnico Oriani non ha lasciato fermo sulle pagine di Primo Levi. Un viaggio in Polonia, a Cracovia e ai memoriali di Auschwitz-Birkenau per formare i giovani studenti di oggi, i cittadini di domani alla Memoria e alla memoria storica, alla conoscenza del passato nelle sue molteplici articolazioni per guardare avanti, costruire un futuro fondato sulla pace, nella consapevolezza che la pace e il rispetto della libertà degli uomini non sono dati una volta per tutte ma si costruiscono e si smantellano ogni giorno.
Il viaggio d’istruzione si è reso possibile grazie alla lungimiranza della Assemblea Legislativa della Regione E-R, che lo ha in parte finanziato, oltre che alla partecipazione di alcuni studenti delle classi quarte di Istituti Superiori di Faenza, Lugo e Ravenna. Un percorso emotivamente intenso, quello al complesso concentrazionario di Auschwitz-Birkenau, svoltosi dal 2 al 5 ottobre scorso, insieme ad alcuni docenti accompagnatori e a una rappresentante della Regione, la consigliera regionale Valentina Ravaioli, con la guida del direttore dell’Istituto Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Ravenna e provincia Giuseppe Masetti. Sono stati svolti diversi incontri preparatori con il personale dell’istituto storico ravennate ed esperti esterni, come il professor Francesco Maria Feltri, che ha tenuto una lezione specifica sul tema e sono state organizzate diverse iniziative di approfondimento di ritorno dal viaggio in occasione del Giorno della Memoria 2019.
Nell’attualità stringente di questi ultimi tempi, il tema della Memoria della Shoah non può lasciare nessuno nel limbo degli imbarazzi, dei tentennamenti, delle vacue inquietudini e delle incertezze ideologiche. Di fronte all’amarezza dell’eredità che la tragica storia dei campi di concentramento e di sterminio ci ha lasciato, a più di settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale si ha il dovere, più che mai, di educare i giovani ai valori fondanti delle nostre comunità, dell’Italia e dell’Europa.
La storia delle deportazioni di centinaia di migliaia di cittadini europei nei lager nazisti, dei crimini perpetrati contro diversi gruppi e minoranze e della Shoah non può essere dimenticata. E proprio la Scuola, con il concorso delle istituzioni civili, ha il compito educativo di non tacere, anche sui luoghi della memoria, e narrare che quello della Shoah è un crimine ripetutamente accaduto dopo Auschwitz in molti luoghi vicini e lontani dalle nostre case. Un crimine che non va dimenticato, così grave quanto oggi vi sia una diffusa e resistente ignoranza, che convive con una tendenza alla banalizzazione, che si esprime spesso con comparazioni frettolose e improprie tra questi crimini e altre tragedie contemporanee, cullando l’illusione che misurare ogni violazione umana del presente con la definizione di una nuova Auschwitz sia il mezzo per ottenere la giusta attenzione e reazione da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni.
La gravità delle violazioni di diritti, delle violenze di massa e dei crimini a cui assistiamo ogni giorno, spesso impotenti, talvolta indifferenti, non ha meno valore dei crimini del passato e richiede tutta l’attenzione e l’impegno concreto per cercare di contrastare le ingiustizie e operare nel rispetto delle libertà individuali e della democrazia.