Martedì scorso, il Consiglio comunale ha adottato la Carta delle potenzialità archeologiche del nostro Comune. Non è stato un grande evento, come lo si è voluto celebrare. Il film non è quello che la maggioranza ha voluto far credere.
ASSURDITA’
- Già è assurdo che una città “archeologica” come Ravenna, senza pari al mondo in proporzione alla sua ampiezza, non abbia ancora una Carta delle potenzialità archeologiche: cioè lo strumento indispensabile per orientare e guidare sapientemente gli scavi del territorio per scopi di ricerca o di edilizia, valorizzando le giacenze storiche, senza demolirle o tombarle come si è fatto largamente finora . Non lo è ancora la Carta posta ai voti martedì, perché è stata solamente “adottata”. Per diventarlo, occorre consentire ai cittadini di presentare le proprie osservazioni, valutarle e votarne una per una il loro eventuale accoglimento. Solo dopo se ne potrà avere la vera approvazione. Si vedrà nel 2020.
- Altrettanto assurdo è che la Giunta comunale ci abbia messo cinque anni per portare in Consiglio una proposta di Carta archeologica commissionata ad una società cooperativa di Reggio Emilia.
- Ma è addirittura inconcepibile che sia rimasto indietro il centro storico, dove la Carta adottata ha mappato 160 siti archeologici, che sono la metà di tutto il territorio comunale e sicuramente tra i più preziosi, ma senza elaborarne la zonizzazione, come invece si è fatto per gli altri territori. Dunque un lavoro gravemente monco, come l’opposizione aveva già stigmatizzato in sede istruttoria.
Di questa grave lacuna si sono accorti il PD e i suoi alleati, che, di seguito all’adozione della mezza Carta archeologica, hanno presentato e votato un ordine del giorno che chiede al sindaco di provvedere in proprio a completarla anche per il centro storico. Una bufala, prima di tutto perché il sindaco e i suoi uffici non possono modificare nulla delle tavole di gestione urbanistica, essendo competenza esclusiva del Consiglio; ma anche perché non viene indicata alcuna data entro cui dare forma a questa “richiesta”, perché non resti solo una mossa.
La bufala è stata scoperta da Lista per Ravenna, che, attraverso un ordine del giorno di Ancisi, ha corretto e completato quello della maggioranza, introducendo i due concetti seguenti:
- dovrà essere sottoposta al Consiglio comunale la proposta di adozione di un’ulteriore variante al Regolamento Urbanistico Edilizio (o altro provvedimento avente pari effetto), onde introdurre nelle tavole di gestione del regolamento urbanistico edilizio la zonizzazione delle aree di tutela archeologica interne al centro storico;
- l’adozione da parte del Consiglio stesso deve avvenire, quanto meno, entro il termine dell’attuale mandato elettorale 2016-2021.
Smascherato il giochino, la mezza Carta delle potenzialità archeologiche è stata adottata solo dalla maggioranza, con tutti gruppi di opposizione che prima si sono astenuti su questa votazione e poi hanno approvato in blocco l’ ordine del giorno Ancisi, bocciato invece dalla maggioranza perché – ha detto il PRI a sprezzo del ridicolo – “i tempi indicati da Lista per Ravenna non sono attuabili”.
Come dire che la Giunta De Pascale se ne tornerà a casa nel giugno 2021 con i siti archeologici del centro storico ancora inesistenti nelle tavole urbanistiche di Ravenna. Dovranno mettercela tutta per ricredersi.
In compenso hanno inaugurato, da quasi un anno, Classis, il museo archeologico più deserto del mondo, 26 milioni di costo e una gestione più che deficitaria.