Alcuni giorni fa abbiamo fatto un sopralluogo per fotografare lo stato delle case di Filetto.
A distanza solo di 1 anno dalla fine dei lavori sono già evidenti i danni causati dalla ruggine sulle scale esterne e le crepe nell’intonaco, frutto di lavori realizzati male ma anche dell’abbandono.
Ci piange il cuore.
Ci piange il cuore perché in queste mura, in queste case, abbiamo, anzi avevamo riposto i nostri sogni e le nostre speranze.
Abbiamo creduto, sbagliando, che questo fosse un bel progetto e che l’amministrazione fosse in grado di gestirlo e vigilarlo. Ci siamo sbagliati.
Non vorremmo però che ora la cittadinanza pensasse che lo stato di abbandono fosse in qualche modo responsabilità nostra.
Esso dipende esclusivamente dal Comune.
La decadenza del diritto di superficie e quindi la sua trascrizione a favore del Comune infatti è stata respinta dal Conservatore dei Registri immobiliari congelando di fatto la retrocessione dei fabbricati fino ad una sentenza definitiva di un Giudice.
A meno che non si fosse raggiunto un accordo tra le parti.
Da parte nostra, che per 3 anni abbiamo trascorso le ferie ed i fine settimana a lavorare in quel cantiere, in veste di muratori, carpentieri, ferraioli, plastichini, etc. abbiamo avanzato la richiesta che ci venisse riconosciuto il lavoro svolto e che il Comune ritirasse la richiesta di danni nei nostri confronti, richiesta ingiusta anche perchè i costi affrontati dal Comune saranno ammortizzati nel prezzo delle future assegnazioni.
La nostra richiesta è stata respinta. Il Comune ci ha intimato di firmare l’accordo senza offrire nulla in cambio. Da qui il nostro rifiuto.
Ci rivolgiamo quindi alla cittadinanza, la stessa che all’epoca dei fatti ci supportò firmando la nostra petizione (oltre 1200 firme chiuse per sempre in un cassetto dall’allora sindaco Matteucci), perché conosca la realtà dei fatti.
Il Comune di Ravenna che ha già speso oltre 2 milioni di euro per le case di Filetto le sta facendo ammalorare, vuote, perché non vuole riconoscerci neppure il lavoro svolto.
Il Presidente di Mani Unite