Dopo una serie di accessi agli atti, seguiti alla denuncia depositata ai NOE il 6 aprile per lavori in corso in pieno periodo di nidificazione sulle parti più tutelate della Riserva Naturale Statale “Duna costiera ravennate e foce del torrente Bevano”, proviamo a mettere in fila qualche dato.
La delibera di Giunta regionale 1042 del 2017, sottoscritta dal Parco del Delta del Po, dalla Soprintendenza, dai Carabinieri Forestali (UTB) e da tutti gli enti coinvolti, obbligava il Comune di Ravenna ad eseguire i lavori sulle Riserve Statali di foce Bevano e “Pineta di Ravenna – sezione Ramazzotti” in periodo autunnale, e comunque non oltre il 28 febbraio, trattandosi di una delle ultime zone incontaminate del Nord Adriatico, preziosissima per habitat e biodiversità. Il SIC ZPS di cui fanno parte le RNS ospita 18 habitat di interesse comunitario (5 prioritari) e 107 specie di uccelli di cui 48 dell’allegato I Direttiva 79/409/CEE, ovvero particolarmente protette, che qui vivono, sostano o si riproducono. Di queste 107, ben 33 sono a rischio estinzione e 31 in situazione di preallarme (fonte LIPU).
E invece, il 1 aprile, ruspe, trivelle, troncatrici ed altre attrezzature erano in piena attività sulle dune grigie (habitat prioritario) in prossimità dei luoghi di nidificazione, per realizzare due passerelle in legno da 40 e 60 metri circa cadauna.
Ricostruiamo i passaggi: il Comune inizia i lavori sulla RNS verso la fine di febbraio/inizi marzo, quando invece li avrebbe dovuti concludere. Il 22 marzo – ma il documento digitale ricevuto è datato tre giorni dopo – quindi dopo quattro settimane di lavori a quanto pare senza autorizzazione, viene richiesta una prima proroga all’Ufficio Territoriale Biodiversità dei Carabineri Forestali, che viene concessa il 4 aprile, fino al 12 aprile.
Si prosegue con una nuova richiesta di proroga dell’11 e 15 aprile, concessa fino al 10 maggio e, infine, con la terza richiesta di proroga dell’8 maggio, concessa dall’UTB fino al 24 maggio.
Nel frattempo il Parco del Delta del Po autorizza due deroghe, il 19 aprile e il 15 maggio. Infine, arriva la Regione e, in un documento che porta il protocollo del Comune del 10 giugno, scrive: “In data 27 maggio 2019, il Comune di Ravenna ha trasmesso le istanze di richiesta di proroga e deroga alla esecuzione dei lavori finalizzati alla difesa, salvaguardia e fruibilità della zona di Lido di Dante”. E poi conclude dando il via libera ai lavori per il periodo autorizzato dagli enti, ovvero fino al 24 maggio. Il 10 giugno, dunque, centoquattro giorni dopo il termine massimo consentito dalla VIA, la Regione ha dato l’assenso ai lavori già conclusi da Comune, in deroga a quanto da essa stessa stabilito nel 2017. O meglio: una delle due passerelle è rimasta incompiuta dopo il fuggi fuggi dei primi di aprile. Passerelle che porteranno persone, e quindi disturbo antropico, nelle parti più delicate della Riserva dove, dai tempi dell’incendio della Ramazzotti (2012), non ve ne sono mai state. Davanti ad una simile gestione del patrimonio naturale della Nazione, dove il Comune di Ravenna legifera e dispone sulle Riserve Naturali dello Stato, non osiamo pensare cosa potrebbe accadere, in un contesto già poco chiaro, se la RNS Pineta Ramazzotti verrà riaperta.
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