Noi ravennati della lista civica La Pigna avevamo già posto in Consiglio comunale l’annosa questione debitoria di Stepra, la Società pubblica partecipata da Camera di Commercio, Provincia di Ravenna e Comuni della Provincia tra cui quello di Ravenna.
Una partecipazione davvero inspiegabile dato che Stepra ha sempre operato in un settore che nulla ha a che fare con i compiti di un Ente pubblico: il settore immobiliare.
Gli amministratori, nominati sai rappresentanti della compagine sociale, ovvero dal Pd, erano dirigenti di associazioni di categoria, quale ad esempio Confcommercio Ravenna il cui direttore, per diversi anni, ha ricoperto la carica di Presidente di Stepra.
Il fallimento di Stepra é, inequivocabilmente, il fallimento politico del Pd.
Stepra ha potuto beneficiare di ingentissimi prestiti bancari di alcune decine di milioni di euro, solitamente preclusi ad altre società private, grazie al fatto che in Stepra figuravano soci pubblici che utilizzavano i finanziamenti ricevuti, per acquistare terreni in area artigianale da rendere poi “urbanizzabili” e quindi vendibili
ad imprese produttive, commerciali e di servizi.
Tutto questo, ovviamente, senza adottare preventivamente un Piano industriale di verifica della sostenibilità degli investimenti.
Gli amministratori di Stepra, dirigenti e rappresentanti delle associazioni datoriali del commercio e dell’artigianato, non avrebbero avuto alcuna difficoltà a predisporre un piano investimenti basato sulla reale domanda di acquisto di terreni urbanizzati, verificandone preventivamente l’interesse reale attraverso la consultazione dei propri associati.
Perché non é stato fatto?
Il fallimento di Stepra, quindi, non è frutto della crisi economica che ha colpito anche il mercato immobiliare, bensì
di una serie di scelte azzardate compiute dagli amministratori ed avvallate dallo stesso Pd attraverso i soci pubblici.
Finalmente, il Tribunale di Ravenna, con la dichiarazione di fallimento, ha messo la parola fine ad un’attività che non doveva neppure essere messa in campo.
Come abbiamo già avuto modo di dichiarare alcuni mesi fa, i rappresentanti Pd dei soci pubblici avrebbero dovuto portare immediatamente i libri in Tribunale al fine di avviare la procedura fallimentare, senza passare dalla messa in liquidazione, come invece é stato fatto.
Così facendo, si sarebbero risparmiati anni di liquidazione inutili e costosi, nonché i 30.000 euro/anno riconosciuti al liquidatore.
E anche per quanto riguarda la trasparenza dell’amministrazione de Pascale sulla questione, troviamo gravissime lacune.
Continuano, infatti, a latitare i documenti che abbia chiesto già diversi mesi fa, alla stessa tramite richiesta atti ufficiale.
Il disastro di Stepra ha origini precise e non deve rimanere sotto silenzio: vanno accertate, da parte degli organi preposti, eventuali responsabilità dei soci pubblici, degli amministratori, dei sindaci Revisori e del liquidatore.
Ci auguriamo, pertanto, che si proceda in questo senso.