Sabato 1 giugno, alle ore 16.00, presso il parco della Magione, in piazza Fra Sabba, a Faenza, è programmata la cerimonia ufficiale di intitolazione del parco a Giuliano Bettoli (5 febbraio 1931 – 3 giugno 2017).
A due anni dalla sua scomparsa, Faenza ricorda con affetto questo suo concittadino, un personaggio straordinario della cultura romagnola.
“Il nuovo parco della Magione “Giuliano Bettoli” rappresenta” – come sottolinea il sindaco Giovanni Malpezzi – “il tributo della città al nostro illustre concittadino, scrittore, studioso, autore di testi teatrali e poesie dialettali, il faentino che più di ogni altro si è adoperato per preservare la cultura e le tradizioni locali attraverso un impareggiabile uso dei più diversi registri linguistici ed espressivi”.
Inoltre, sempre per ricordare la figura di Giuliano Bettoli, lunedì 3 giugno, alle ore 20.45, nella chiesa della Commenda, si terrà un concerto degli studenti della scuola Strocchi di Faenza.
Giuliano Bettoli, nato a Faenza il 5 febbraio 1931, è stato per anni la voce ironica, pungente e goliardica della nostra città, il faentino che forse più di ogni altro si è adoperato per preservare la cultura dialettale, prima attraverso le radio locali, poi sulla rivista 2001 Romagna, da lui fondata. Premiato come “Faentino sotto la Torre” nel 1982, autore di testi teatrali e poesie dialettali, Bettoli è stato un apprezzato studioso della storia e della cultura faentina e un infaticabile scrittore.
Ha tenuto rubriche sui settimanali faentini Il Piccolo e Sette Sere e ha anche collaborato con la redazione faentina del Resto del Carlino.
Con Luigi Antonio Mazzoni ha dato un importante contributo alla Filodrammatica Berton, di cui era ancora presidente al momento della sua scomparsa.
Una figura talmente poliedrica e dinamica tanto che risulta impossibile riassumere in poche righe tutte le iniziative che lo hanno visto coinvolto.
Una vera e propria memoria storica della nostra città, un riferimento non solo per gli appassionati di vicende faentine, ma anche per gli studiosi del dialetto, delle tradizioni locali, del Borgo Durbecco, in cui ha sempre vissuto e di cui amava simpaticamente definirsi ‘sindaco’, e della chiesa della Commenda.