Mercoledì 17 aprile, alle ore 18.00, nella Pinacoteca comunale di Faenza (via S. Maria dell’Angelo 9) si terrà una conferenza dal titolo “La fiasca da pellegrino nella storia e nell’arte”, organizzata dal Rione Rosso nell’ambito della 14^ Sagra del pellegrino.
Relatore Claudio Casadio, direttore della Pinacoteca comunale.
Al centro della conferenza la fiasca da pellegrino, uno dei simboli caratteristici nel corredo del pellegrino, insieme al bastone, detto cordone, al cappello e alla conchiglia.
A distinguerla come fiasca del pellegrino sono, principalmente, non tanto il corpo in genere piatto o il collo più o meno allungato, ma le quattro anse “passacorda” per il trasporto a tracollo o a spalla, o, in moltissimi casi, la sua forma di zucca lagenaria.
Diffusa in tutta l’arte europea del Quattrocento, specie per raffigurare San Giacomo apostolo, l’immagine del pellegrino è un po’ anche l’immagine di costruzione dell’Europa se, come affermava lo stesso gran viaggiatore Goethe, “la coscienza dell’Europa è nata pellegrinando”.
Per descrivere la fiasca da pellegrino nella storia e nell’arte è però necessario non fermarsi solo a guardare la pittura e la scultura europea dal Quattrocento all’Ottocento, ma bisogna guardare a tutte le arti.
Un esempio di fiasca del pellegrino del Cinquecento è conservata anche nel Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza.
Altre fiasche si trovano in altri musei, realizzate in vetro o altri materiali, ma una caratteristica singolare è che dopo la prima metà del Quattrocento la fiasca da pellegrino divenne una tipologia frequente nel vasellame da mensa dei palazzi signorili.
In questo caso vennero commissionate e realizzate vere e proprie opere d’arte, utilizzate principalmente per l’esposizione sulle credenze signorili del Cinquecento.
Per completare le vicende della fiasca da pellegrino nella storia e nell’arte non va però dimenticato che la storia di questo contenitore è molto più antica.
L’origine della forma viene infatti riconosciuta in prototipi orientali e, in particolare, nelle fiasche a quattro anse di produzione orientale distribuite in Fenicia, in Palestina e a Cipro e diffusasi nell’area del Mediterraneo occidentale dove è documentata l’introduzione in Sardegna, tra il XII e il IX sec. a.C., e la sua diffusione nella Sicilia Orientale, testimoniata da sei esemplari inquadrabili tra la seconda metà dell’VIII sec. e il VI sec. a. C.
Ripercorrendo le varie tappe della storia della fiasca da pellegrino si arriva così a toccare una vicenda che copre quasi tremila anni di storia e coinvolge tutta l’area del Mediterraneo, ma che si deve affrontare in modo aperto per arrivare ad evidenziare, per esempio, che già nel IV secolo d.C. si erano diffusi i pellegrinaggi di cristiani. In questo caso la documentazione fornita da ritrovate fiasche da pellegrino danno ampie tracce dei pellegrinaggi in Egitto, a devozione dei martiri Mena e Tecla, dove le fiasche non venivano usate solo per l’uso dei pellegrini ma, in formato ridotto, già come souvenir da riportare nelle proprie case a ricordo del pellegrinaggio.