LA BENEFATTRICE – Nel novembre 2007, il Comune di Ravenna incamerò al suo patrimonio i beni ricevuti in eredità dalla signora Maria Fabbri, con l’obbligo di destinarlo, come scritto nel testamento, all’istituzione di una “casa di riposo per anziani, preferibilmente insegnanti o artisti”. Il lascito, di notevole valore economico, consisteva in una casa di 12 vani con ampio giardino, situata in via Circonvallazione alla Rotonda dei Goti (a fianco dell’Eurospin), più una somma liquida di 1.156.802 euro, ricavata dalla vendita di titoli bancari, finanziari ed assicurativi, mobilio per un valore di 4.049 euro e strumenti musicali da 9.800 euro. La somma liquida fu valutata sufficiente non solo per ristrutturare la casa, ricavandone 11-13 posti letto, ma per realizzare un raddoppio della potenzialità. Il consiglio comunale espresse unanimemente un forte apprezzamento per tale atto di grande generosità compiuto verso la città, consapevole che, attraverso questa donazione, la signora Fabbri ha anche voluto onorare la memoria del marito, il violoncellista Adolfo Fantini, ex allievo e insegnante dell’istituto superiore di studi musicali Giuseppe Verdi di Ravenna.
DODICI ANNI DI RITARDI – Incassati i soldi per le opere di ristrutturazione dell’edificio, nulla avrebbe dovuto ritardare l’avvio dei lavori. Invece l’immobile è stato lungamente abbandonato al degrado edilizio, visibile in pieno centro urbano, col giardino ridotto ad una boscaglia inestricabile infestata da rampicanti, quando sarebbe stato dovere del Comune compiere ogni necessaria manutenzione, né più né meno di quanto, pena sanzioni, è imposto da ordinanze del sindaco e regolamenti comunali alle proprietà private, anche per prevenire la diffusione di zanzare o altri insetti o animali nocivi. Per non dire che una casa di riposo per anziani da costruire gratis avrebbe meritato di essere realizzata senza indugio, data anche la scarsità di queste strutture a Ravenna. Il 12 dicembre 2010 sollevai pubblicamente il misfatto con un’interrogazione al sindaco, che non rispose nemmeno. Tornato alla carica il 14 marzo 2012, mi si rispose che una settimana prima era stato presentato il progetto definitivo dei lavori, i quali, secondo il cronoprogramma, sarebbero iniziati nel gennaio 2013, mentre la nuova casa sarebbe stata completata e arredata entro dicembre 2014. Ma solo nel marzo 2018 la giunta comunale ha portato in consiglio il regolamento per l’accesso alla casa, nel frattempo finalmente costruita, annunciando che “a breve” sarebbe stata indetta la gara per acquistare gli arredi, cosicché “l’inaugurazione” sarebbe avvenuta “prima dell’estate”. Neppure questo è stato.
OPERETTA IN CONSIGLIO – è così successo che martedì pomeriggio scorso alle 16.00, in consiglio comunale, il dramma è stato trasformato in operetta. L’assessore ai servizi sociali, raccogliendo l’assist perfetto di un’interrogazione presentata da un consigliere della sua parte, ha regalmente annunciato, lodata amorevolmente dal collega, che la mattina stessa – guarda caso – la struttura era stata aperta, anche se con appena un primo nucleo di cinque anziani; e che, per modestia, l’inaugurazione, si presume festosa, sarà fatta solo quando i 17 posti realizzati saranno tutti occupati. È stato un duetto indisturbato, giacché queste performance sono riservate ai due attori. Ma tanto è bastato perché la recensioni stampa ne abbiano celebrato il successo.
IL CONTROCANTO – Se avessi potuto avrei – pur non negando l’utilità pubblica del servizio avviato -controcantato così:
1) Ricevere in eredità da una cittadina tutto il suo patrimonio, del valore di oltre due milioni, per un’opera altamente sociale realizzabile in uno o due anni al massimo, mantenerlo inutilizzato, avendo anche lungamente abbandonato l’immobile al degrado, e compiere il lavoro dopo oltre 12 anni, è un grave demerito, che meriterebbe un dignitoso silenzio, piuttosto che messinscene da strapazzo.
2) Non è stata rispettata la volontà testamentaria di “istituire una casa di riposo per anziani, preferibilmente insegnanti e artisti”, cioè un servizio sociale, essendo stato deciso, con la solitaria astensione di Lista per Ravenna, di realizzare una casa di cura, qual è una “comunità alloggio” a contenuto prettamente sanitario. Questa soluzione ostacola peraltro, di fatto, che siano utilizzabili, se non occasionalmente, i due posti riservati ad “insegnanti e artisti”.
3) Per rispettare e non stravolgere la volontà della donatrice con una volontà politica (peraltro imposta al consiglio comunale a decisione già presa), sarebbe stato preferibile, a mio giudizio, optare per l’alternativa, non meno benemerita e di immediata e sicura applicazione, espressa dalla sig.ra Fabbri nel testamento: il Comune “venda detti beni e col ricavato acquisti attrezzature per il reparto centro tumori dell’Ospedale Civile di Ravenna”. Che non avrebbe aspettato tanto ad utilizzarle per il meglio.
Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna