Nuovo comunicato stampa di Confcommercio contro l’attività di home restaurant da tempo nel mirino dell’associazione di categoria:
«L’attività di “Home Restaurant” è classificata come attività imprenditoriale di somministrazione di alimenti e bevande e, dunque, può essere regolarmente esercitata solo nel rispetto delle specifiche prescrizioni previste per detta attività, perciò soggetta alla relativa disciplina commerciale, fiscale, igienico-sanitaria e di pubblica sicurezza.
La precisazione arriva direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico che chiarisce cosa possono o non possono fare queste attività.
Anche sul territorio ravennate questa tipologia di attività, come pure quella di ‘Home Pasticcerie’ sta prendendo piede, ma molto spesso chi la pratica non è a conoscenza delle limitazioni oppure non le rispetta esercitando abusivamente.
Confcommercio provincia di Ravenna consapevole dei rischi economici, sociali e giuridici che le nuove attività di sharing economy comportano, monitora da tempo e con attenzione tale fenomeno, svolgendo approfondimenti ed intervenendo attivamente, anche attraverso segnalazioni agli organi di controllo.
Come noto, l’“Home Restaurant” è un’attività che si caratterizza per la preparazione di pranzi e di cene presso il proprio domicilio in giorni dedicati e per poche persone, trattate, perlopiù, come ospiti “personali” ma paganti e pubblicizzata anche tramite domini su siti web.
In passato sono state presentate alcune proposte di legge aventi ad oggetto la regolamentazione dell’attività di ristorazione in abitazione privata; le stesse, tuttavia, non hanno mai completato l’iter procedimentale per assumere il valore di legge. Questa la ragione per cui, allo stato attuale, tale fenomeno non è oggetto di una specifica normativa a livello nazionale.
Dunque si tratta si un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, che può essere esercitata previo possesso dei requisiti di onorabilità nonché professionali e previa presentazione di una SCIA, qualora si svolga in zone non tutelate, o previa richiesta di un’autorizzazione, ove trattasi di attività svolta in zone tutelate.
Quindi anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla clientela. Inoltre, sebbene i clienti vengano trattati come “ospiti personali”, la fornitura di tali prestazioni comporta il pagamento di un corrispettivo e, quindi, anche se eseguita con modalità innovative, l’attività rientra tra le attività economiche in senso proprio, rappresentata dalla fornitura del servizio di somministrazione di alimenti e bevande in cambio del pagamento di un prezzo.
In sostanza, tale attività può essere regolarmente esercitata solo “nel rispetto delle vigenti norme, prescrizioni e autorizzazioni in materia edilizia, urbanistica e igienico-sanitaria, nonché di quelle sulla destinazione d’uso dei locali e degli edifici».