La vendita diretta dei prodotti agricoli in casa Cia si chiama “La spesa in campagna” e si declina nelle diverse modalità che la legislazione in materia ad oggi contempla. Come ha spiegato Agnese Ceroni (Responsabile agriturismi e vendita diretta di Cia Romagna), questo accade nelle aziende, in aree private, itinerante (ai bordi delle strade), nei mercatini, in locali aperti al pubblico (le botteghe), in aree pubbliche con posteggio, con l’e-commerce, per portare alcuni esempi. «Ogni azienda può realizzare la forma più funzionale e anche più di una in base alle proprie esigenze – ha informato Agnese Ceroni – differenziando la diffusione e la promozione dei prodotti agricoli (così come sono o trasformati), raccontando il territorio ai consumatori finali siano essi privati cittadini, turisti, ristoratori o albergatori. Tutti accomunati dalla ricerca del locale, del rapporto diretto col produttore, sempre più sinonimo di garanzia e genuinità».
«Questo sistema di diffusione di filiera corta ha in sé una grande potenzialità», ha affermato il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi specificando che il servizio di supporto alle imprese per questa tematica verrà ulteriormente sviluppato in base alle esigenze delle aziende. «Fra gli obiettivi che ci siamo dati come Cia Romagna, nel percorso della riorganizzazione della nostra struttura, rientra il rilancio della Spesa in Campagna e di Turismo Verde. Ciò significa – ha specificato Misirocchi – valorizzare i territori, la qualità dei prodotti agricoli, l’agriturismo, l’ambiente, la cultura rurale. Ciò significa creare opportunità di reddito per gli agricoltori. Ciò significa cercare di dare risposte di genuinità e fiducia ai consumatori».
Il presidente regionale della Spesa in Campagna, Pietro Codeluppi, e il direttore nazionale Tommaso Buffa si sono soffermati sulle novità della vendita diretta introdotte nella Legge di bilancio per il 2019 chiarendo che riguardano finalità amministrative e non ne modificano la fiscalità, per cui la mera vendita di prodotti agricoli che non appartengono allo stesso comparto agronomico di quelli derivanti dall’esercizio dell’attività agricola principale, genera sempre reddito d’impresa. In estrema sintesi la novità: gli imprenditori agricoli possono vendere al dettaglio, sempre in misura non prevalente, prodotti agricoli e alimentari di terzi appartenenti a uno o più comparti agronomici diversi da quelli dei prodotti della propria azienda, a condizione però che vengano acquistati da imprenditori agricoli. Ora non ci sono più dubbi: ad esempio, al produttore di frutta si permette di poter vendere anche carne bovina, a condizione però che venga acquistata da imprenditori agricoli.
Molti gli interventi da parte degli oltre 100 agricoltori provenienti da tutta la Romagna per portare all’attenzione in certi casi l’avvio di esperienze in tal senso, o l’interesse a farlo, e anche criticità e problematiche da risolvere. Ad esempio là dove erano iniziate esperienze importanti di vendita diretta, non solo per i produttori e i consumatori, ma per la comunità intera in quanto legate anche al recupero di aree pubbliche e parchi abbandonati realizzato con un impegno diretto da parte dei produttori.
Cia Romagna, nell’ottica di valorizzare ulteriormente la pratica della Spesa in Campagna e la vendita diretta, ha assunto l’impegno di fare chiarezza anche su questi aspetti.
Il Presidente della Cia dell’Emilia Romagna, Cristiano Fini, ha messo in evidenza che «è giunto il momento anche nella nostra regione di dare spinta propulsiva alla vendita diretta, che fino ad ora ha avuto un ruolo marginale. I tempi sono cambiati, facciamo bene a ristrutturaci per cercare di dare nuove risposte. Non lo può fare Cia da sola, non lo possono fare gli agricoltori da soli. Serate di ascolto come questa sono importanti perché si colgono sollecitazioni, idee e voglia di costruire insieme».