Aggregare la commercializzazione delle nostre eccellenze per essere più forti e competitivi sul mercato e, quindi, per garantire maggiore redditività ai produttori. Le strategie e potenzialità di sviluppo che ruotano attorno al concetto di aggregazione di prodotto sono finite al centro del dibattito che ha aperto l’edizione 2019 della rassegna ‘Visti da Vicino – Incontri con i protagonisti dell’economia e dell’agricoltura‘, da 12 anni promossa da Coldiretti Ravenna e Coldiretti Giovani Impresa. Ospiti della serata Davide Vernocchi, Presidente di Apo Conerpo e Cristian Moretti, Direttore di Agrintesa. Ad introdurre serata e relatori Michele Graziani, Delegato provinciale di Coldiretti Giovani Impresa: “I giovani, come si evince anche dai recenti dati diffusi dalla Camera di Commercio, con le imprese under 35 aumentate nell’ultimo anno del 7%, crescita che nessun altro settore può vantare – ha esordito Graziani – dimostrano di credere nelle potenzialità di un’agricoltura che ha grandi margini di sviluppo e innovazione, sia in campo che sul mercato, su queste potenzialità i giovani investono il loro futuro, ma sono al tempo stesso ansiosi di comprendere cosa si può e si deve fare nel presente per progettare un ‘domani’ solido, in primis per la nostra frutticoltura”.
Ricerca e marketing bastano per competere?
C’è sete di risposte tra gli imprenditori agricoli under 35, risposte che Coldiretti cerca da sempre nel confronto. “Interfacciarsi con strutture di spessore è vitale per crescere e per individuare nuove traiettorie di futuro – ha affermato prima di lasciare la parola agli ospiti il Presidente Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – allo stesso tempo, credendo fortemente nello strumento dell’aggregazione, sempre se supportata da ricerca varietale e marketing strategico, vogliamo comprenderne le concrete possibilità di applicazione anche su comparti sinora inesplorati”. Partire dal presente, dunque, per leggere in anticipo le dinamiche del mercato. Non a caso, in questi anni come negli ultimi mesi, Coldiretti ha promosso incontri con Caviro, apprezzando quanto si sta facendo per il nostro trebbiano col progetto Bolè, ma anche con Conserve Italia, senza dimenticare l’importante sostegno all’avvio di ‘Opera’.
Dal cold-case Opera alla caldissima suggestione kiwi!
E proprio dallo strumento nato dall’aggregazione di 18 aziende per cercare di concentrare l’offerta nel comparto delle pere, è partita la disamina del Presidente di Apo Conerpo: “A quattro anni dalla nascita di Opera – ha affermato Vernocchi – la produzione lorda vendibile ad ettaro nel comparto pere è aumentata del 20%, un dato questo che se visto dal lato produttore non è ancora soddisfacente, tuttavia l’aver concentrato in un unico soggetto una fetta importante della produzione nazionale, peraltro praticamente tutta emiliano-romagnola, ha consentito di contrastare la contrazione delle superfici coltivate, di infondere nuova spinta ai consumi e di azzerare la concorrenza al ribasso tra le strutture. Certo, ha proseguito Vernocchi, c’è il rammarico di non essere riusciti a coinvolgere altri soggetti cooperativi e privati presenti sul nostro territorio per aumentare la nostra massa critica, abbattere i costi e accrescere il nostro potere contrattuale”. Ora l’auspicio e l’attenzione dei produttori romagnoli è rivolta ad una possibile operazione aggregativa sul kiwi. Perché la concorrenza, in questo senso, già si è mossa e l’Italia, nonostante sia la prima nazione al mondo per superfici coltivate, il 16% del totale concentrata in Emilia-Romagna e in particolare nel Ravennate – sta perdendo quote di mercato: “Purtroppo, a livello globale – ha precisato Moretti – stanno cambiando a nostro sfavore gli scenari commerciali e produttivi. Per reagire bisogna superare gli individualismi, le frammentazioni, fare brand, ma anche qualificare offerta e produzione”.
Dal modello neozelandese ad un nuovo modello italiano
Uno dei modelli ai quali ispirarsi potrebbe essere proprio quello neozelandese di Zespri: “Sono stati bravi – puntualizza Moretti – mentre noi, chiusi dentro la nostra comfort zone facevamo errori, a partire dalla raccolta anticipata, loro hanno lavorato su marca, qualità, investito su varietà nuove, diversificato il prodotto e concentrato una produzione importante”. La domanda ora è questa: possiamo competere? “Sì, possiamo – conferma il Direttore Agrintesa – possiamo con la noce, come peraltro stiamo già cercando di fare e possiamo con il kiwi perché dalla nostra abbiamo una buona capacità di produzione, esperienza e anche varietà interessanti, ma bisogna condividere alcuni aspetti chiave di filiera, dalla qualità alla raccolta, sino alla vendita mediante un unico soggetto per presentarci con un’offerta centralizzata come avviene in Nord Europa per le pere”. Le potenzialità per una nuova e più penetrante aggregazione, dunque, sembrano esserci tutte, ma l’importante – ha concluso Vernocchi – è agire quando si ha ancora il controllo del prodotto, quando è possibile pianificare dal campo al mercato, e questo è possibile solo se tutti i produttori sposano una strategia chiara, altrimenti c’è il rischio di intervenire in ritardo, ‘di rincorsa’, come purtroppo avvenuto con le pesche-nettarine”.