Il Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna aderisce al programma di ArteFiera 2019 con la partecipazione all’evento di maggiore novità nell’ambito delle attività collaterali: la mostra “Solo figura e sfondo” dedicata al patrimonio delle raccolte pubbliche e private dell’Emilia-Romagna. L’iniziativa si inserisce nel quadro più ampio di un progetto pluriennale finalizzato a offrire una visione integrata del sistema dell’arte che includa, insieme alle gallerie, anche le istituzioni museali attive sul contemporaneo. La mostra inaugura un ciclo, dal titolo “Courtesy Emilia Romagna“, che la nuova direzione artistica di Simone Menegoi porta ad ArteFiera, insieme ad altri quattro grandi progetti collaterali, per mettere in dialogo il complesso sistema dell’arte con la straordinaria ricchezza offerta dalle raccolte museali presenti sul territorio regionale e che, a volo d’orizzonte, documenta un “sistema diffuso” pienamente compiuto.
La rassegna si articola in una serie di mostre, a cadenza annuale, di volta in volta assegnate a un critico diverso per restituire, nella pluralità degli sguardi, l’inesausta articolazione della forza creativa che, nella nostra Regione, si deposita in patrimonio culturale.
“Comunque si voglia interpretare il lato oscuro e impenetrabile del presente di cui l’opera d’arte si fa carico – dichiara l’Assessora alla Cultura, Elsa Signorino – non si potrà prescindere da uno sguardo di sistema, con capacità di relazione fra realtà diverse come quella del mercato e quella delle istituzioni, per certi versi così lontane eppure dai destini così fatalmente collegati. E’ per questo che abbiamo risposto alla chiamata del nuovo direttore, Simone Menegoi, con l’entusiasmo che si conviene ai progetti che tengono conto della ricchezza, necessariamente plurale, della nostra Regione.” Da anni ArteFiera sconfina dai quartieri fieristici per coinvolgere tutte le energie della città con una call che vede Bologna per una settimana capitale dell’arte contemporanea. Quest’anno lo sconfinamento si estende all’intera Regione per sostenere il concorso alla ricchezza creativa diffusa su tutto il territorio. “Il museo del terzo Millennio – prosegue il Direttore del Mar, Maurizio Tarantino – è il museo della società e nella società, e quindi non potrà chiamarsi fuori da un pieno, e completo, coinvolgimento con i processi del presente. L’invito di ArteFiera è dunque molto più che un invito, è la chiamata alla coralità e ne siamo onorati, oltre che compiaciuti.”
Il numero zero della rassegna è affidata alle cure di Davide Ferri, curatore indipendente, che ha scelto di interpretare il territorio della Regione attraverso uno sguardo minimo – un rapporto soltanto, quello tra figura e sfondo che caratterizza ogni opera al di qua della sua prospettiva estetica o di genere – per inquadrarne l’orizzonte, con i suoi umori, i suoi tratti idiomatici, le sue inevitabili implicazioni con il paesaggio, in una parola, con il suo quid, la sua consistenza. Il concept della Mostra prende dunque avvio dalla selezione di autori attraverso i quali si viene delineando un tratto identitario della regione. La selezione delle opere si puntualizza quindi in un certo orizzonte poetico, in oscillazione fra immersione profonda nel paesaggio e sospensione per così dire metafisica.
Dalle raccolte ravennati il curatore ha scelto tre opere di Vasco Bendini, Luigi Ontani e Marco Neri, interpreti di tre generazioni diverse (anni Venti, anni Quaranta, anni Sessanta), collegate tuttavia da un tratto passante, come un testimone che li posiziona in quell’orizzonte padano-romagnolo tra paesaggio e visionarietà. Merita poi una segnalazione l’opera tarda di Bendini che celebra, a pochi anni dalla scomparsa, l’artista bolognese in uno dei suoi ultimi, rarefatti, approdi. L’opera di Ontani si fa interprete invece delle sperimentazioni, dai molti e contrastanti esiti, nell’ambito del mosaico offrendo un saggio su come gli artisti di oggi si confrontano con il linguaggio musivo, di cui Ravenna è inevitabile musa.
All’orientamento nella selezione ha concorso anche il Mar estendendo l’osservatorio alle opere in deposito e per questo non visibili al pubblico. La Mostra è quindi anche l’occasione per vedere opere altrimenti non visibili, in un sistema integrato di relazioni. “La scelta di opere a deposito – afferma la Conservatrice del Mar, Alberta Fabbri – è per il museo una diastole che allarga la percezione del patrimonio, un tema, quello dei depositi, nel dibattito museografico di stringente attualità.”
Oltre al Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna collaborano al progetto espositivo: MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Fondazione Cirulli, Xing, Fondazione CarisBo, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, MAST, Fondazione cardinale Giacomo Lercaro e Galleria d’Arte Moderna Raccolta Lercaro, Fondazione Modena Arti Visive (Fondazione Fotografia Modena-Galleria Civica di Modena-Museo della Figurina), Mutina for Art, Collezione Maramotti, Palazzo Magnani Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, CSAC di Parma, Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, Mic-Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, Museo Carlo Zauli, Fondazione Tito Balestra Onlus, Collezione Sughi, Collezione Verzocchi in Palazzo Romagnoli Forlì, Galleria Vero Stoppioni Santa Sofia.