Viviamo il Natale 2018 con una dose di paure, di sospetti, di astio, in aumento, favorita anche dalla selezione di cattive notizie, a volte false, che facciamo circolare e che assorbiamo con poco spirito critico.

Viviamo un grande cambiamento d’epoca, molti valori sono interpretati soggettivamente, abbiamo grandi mezzi a disposizione e mal distribuiti. La terra – nostra casa comune – è danneggiata dall’uso distorto che ne fa una parte dell’umanità, la più ricca, che spreca e scarta risorse e persone.

In 20 aree del mondo, 126 conflitti insanguinano i rapporti tra fratelli, mentre più di 800 milioni soffrono fame e sete, non hanno medicine, non possono uscire dall’analfabetismo.

Non sappiamo risolvere da soli questa grande contraddizione: da una parte abbiamo bisogno degli altri e vorremmo vivere tutti nella giustizia e nella pace; dall’altra siamo noi stessi il maggior pericolo per la vita dei nostri simili, quando le nostre passioni, l’interesse cieco, i giudizi ideologici ci portano a rompere la solidarietà e la costruzione collettiva del bene comune.

Nel Natale, il Bimbo che nasce nel presepio, ci insegna che per poter vivere secondo il disegno di Dio che ciascuno di noi si porta dentro, occorre partire da se stessi: se non divento giusto io, non diventa giusto il mondo; se non opero la pace io, non ci sarà nel mondo. Se non mi lascio coinvolgere dal Vangelo di Gesù, se non mi lascio amare e trasformare da Lui, non troverò la gioia e non sarò stato utile a nessuno alla fine della mia esistenza.

La più importante trasformazione che l’incarnazione del Figlio di Dio ci ha portato è stata la capacità di amare il prossimo come ha fatto Lui, di soccorrerlo nel suo bisogno, di accoglierlo se è straniero, di trasmettergli ciò che crediamo perché migliori la sua vita, di perdonarlo se ha fatto errori anche gravi, di camminare insieme. Con tutti, perché ogni uomo è mio prossimo.

Abbiamo bisogno di una solidarietà vera e di una umanità profonda, che ci permetta di dare e ricevere ciò che abbiamo di più bello e che tra l’altro possediamo perché qualcuno ce lo ha trasmesso.

Il Natale apra i cuori, le porte, le tasche, le mani, ci dia le parole adatte a accoglierci gli uni gli altri, senza paura.

+Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di Ravenna – Cervia