Non si può fare di meglio anziché imporre i giorni di chiusura ai negozi e alle attività commerciali?
Il tema dei negozi e dei grandi centri commerciali incondizionatamente aperti nei fine settimana e nelle festività è effettivamente attuale. Le motivazioni principali addotte dal governo per imporne la chiusura domenicale sono riconducibili ad un generale miglioramento della qualità della vita, mentre il mondo cattolico si è accodato sostenendo che il giorno di riposo riporterà le persone a partecipare alla santa messa.
Toccando questo settore, si poteva intervenire in modo diverso, parlando del dominio che i grandi centri commerciali esercitano sui piccoli negozianti, non tanto per il trascinamento alle aperture domenicali, bensì per quanto sta accadendo sulle modalità di concorrenza.
Privare un imprenditore o un piccolo commerciante della libertà di restare aperto al giorno d’oggi è sconcertante. Così come vien da sorridere vedendo che alcune correnti sindacali appoggiano questo provvedimento nonostante le migliori previsioni indichino la perdita di 50mila posti di lavoro.
Quando si parla di negozi, di commercio e di centri commerciali sarebbe il caso di affrontare l’opportunità di introdurre una norma di legge che, al di là di regolamentare l’apertura, vieti alla grande distribuzione organizzata le offerte al ribasso, le promozioni paghi uno prendi due, l’allungamento dei termini di pagamento verso i fornitori, i produttori primari e le piccole e medie aziende.
Iper e Super sono diventati forti non tanto per l’apertura domenicale, ma per gli enormi volumi di vendita e per le ampie superfici ottenute da Comuni ridotti alla fame dai vincoli del patto di stabilità e nella necessità di incassare gli oneri di urbanizzazione.
Ma vuoi proprio che il Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, non potesse fare altro, anzichè complicare la vita alle Regioni o ai Sindaci che dovranno applicare territorialmente le regole di chiusura dei negozi in relazione ad uno o più criteri che saranno certamente introdotti per mitigare questo provvedimento? Si dovranno chiudere i negozi in relazione all’estensione delle superfici ad esempio superiori ai 300 m2? Si deve ricercare la vocazione turistica della città, proprio in Italia, dove giustamente ogni località ritiene di ricadere in questa categoria? Oppure l’apertura sarà garantita per una percentuale minima dei negozi a rotazione nel week end?
Per tutelare i piccoli commercianti, lo sviluppo economico, la libera impresa, la qualità del lavoro e conseguentemente della vita, non sarebbe meglio un provvedimento per ostacolare le offerte di vendita al ribasso, i prezzi scontati e le dilatazioni di pagamento applicate dalla grande distribuzione ai propri fornitori?
Non è ora che si ponga un limite allo strapotere delle grandi catene commerciali che, non solo di domenica, ma per tutta la settimana, offrono gratuitamente i parcheggi e riversano sugli scaffali prodotti di qualsiasi tipo a prezzi ribassati a danno dei produttori primari, di buona parte delle piccole e medie imprese di trasformazione e dei piccoli commercianti che, ingabbiati nei centri storici sempre più pedonalizzati e con parcheggi sempre più distanti, faticano a sostenere il confronto?
Non è ora di interrogarsi sull’opportunità di porre un limite di legge alle catene di distribuzione per un margine minimo sui prodotti venduti (es. il 10%?) o per introdurre un tetto alle promozioni (es. non inferiori al 34%?) con un limite massimo del venduto annuo (es. del 25%?) tutelando le aziende a monte della filiera e calmierando la concorrenza dei prezzi nei confronti dei piccoli commercianti, dei negozi nei centri storici, comprendendo quelli di vicinato?
Simili normative sono discusse e abbozzate in più di un Paese europeo, soprattutto dove non vi sono restrizioni sulle aperture e dove i governi hanno già compreso che la qualità della vita dei commercianti non e compromessa dalle aperture domenicali, ma dall’aumento delle vendite on line. E su questo che che si farà? Si vieterà la circolazione domenicale dei mezzi di trasporto che consegnano a domicilio? Comprese le pizze da asporto?
Speriamo che sulla ricerca del facile consenso prevalga il credo della libera impresa, dell’iniziativa privata e della libertà di poter aprire o di tenere chiusa la propria attività. Speriamo in un nuovo apparato amministrativo che anzichè regolamentare il mercato, assoggettandolo alla metratura o alla posizione del proprio negozio, sappia legiferare affinchè siano rispettati i principi etici e morali e sappia attuare dei controlli per contrastare le posizioni dominanti e la concorrenza sleale.