La riduzione della capacità edificatoria residenziale (da 71 a 54,5 ettari) e di quella relativa alla superficie territoriale (da 1087 a 717 ettari), utilizzata come vanto dall’Amministrazione, deriva, in realtà, dal fatto che diversi soggetti privati hanno manifestato l’intenzione di non dare seguito all’attività immobiliare per via della perdurante crisi del settore.
E’ ormai assodato che tutte le Amministrazioni a guida PD che si sono susseguiti in questi anni abbiamo avuto come obiettivo primario quello di favorire, in maniera spropositata ed indiscriminata, l’attività immobiliare a discapito di uno sviluppo armonioso del territorio e di una adeguata qualificazione urbanistica basati sulle reali esigenze del nostro Comune.
Prendiamo il caso di Marina di Ravenna ove gli strumenti urbanistici adottati in passato consentivano un cospicuo aumento dell’edilizia residenziale e turistica con la conseguente speculazione sui prezzi di vendita. Per non parlare di Marinara.
Oggi che la bolla speculativa è scoppiata e o prezzi sono scesi vertiginosamente moltissimi acquirenti si trovano con un investimento in perdita.
Non solo: tutti i soggetti direttamente interessati nella realizzazione dell’attività immobiliare, sono stati colpiti duramente dalla crisi economica di questi anni: si pensi alle cooperative Iter e Acmar, ad esempio. La prima in concordato “liquidatorio” e la seconda in concordato in continuità.
Lo stesso dicasi per quelle aziende edili che lavoravano in subappalto per le suddette cooperative o, diversamente, in appalto per diverse società immobiliare che poi sono state dichiarate fallite.
E così, anziché puntare sugli investimenti infrastrutturali e strutturali pubblici come hanno fatto alcuni Comuni vicini (Forlì e Cesena ad esempio), il Comune di Ravenna, o meglio il PD, preferiva consentire una attività immobiliare forsennata su tutto il territorio comunale, non curante del fatto che la superficie consentita a residenziale fosse nettamente superiore alle reali necessità demografiche.
Il risultato è che qualcuno ha conseguito utili elevati ma oggi se ne pagano le conseguenze anche a livello sociale. Aziende edili fallite, cantieri su tutto il territorio comunale non terminati, occupazione del settore drasticamente ridotta anche per quanto riguarda l’indotto.
Ci stupiscono, poi, le posizioni incoerenti di alcuni gruppi consiliari i cui esponenti prima invocano la riduzione del suolo poi sostengono accanitamente alcune delle osservazioni che chiedono, in controtendenza, di aumentare la superficie edificatoria.
Ci riferiamo all’emendamento e all’ordine del giorno presentati unitamente da Lista per Ravenna e dal Pri, il cui scopo era quello di aprire alla possibilità di costruire nuove residenze turistiche nell’area di proprietà del demanio marittimo dei campi da tennis di Marina di Ravenna, di fronte a Marinara. A questa si aggiunga la proposta, sempre da loro firmata, che chiede di aumentare la capacità edificatoria nella zona ex Concorde di Lido Adriano. E’ stato un tentativo di gioco di sponda alla vecchia maniera che ormai ha stancato i Ravennati e che, per fortuna, questa volta non ha avuto successo. Proposte che noi abbiamo contrastato duramente.
Criticare l’aumento della superficie edificatoria e poi presentare emendamenti che in 2 casi prevedevano l’aumento stesso ha dell’incredibile.
Ma torniamo all’amministazione la quale rivendica il fatto che con l’adozione del secondo Poc si anticipino molte delle scelte o incluse nel nuovo Pug (Piano Urbanistico Generale).
A nostro giudizio, però, l’adozione del secondo Poc ha come principale obiettivo quello di mettere una pezza alle scelte urbanistiche scriteriate del passato. Non certo quello di delineare un nuovo assetto urbanistico del territorio del Comune di Ravenna completamente sganciato e distante dalle scelte delle Giunte Mercatali e Matteucci.
La volontà di mantenere legami e interessi già inclusi nelle scelte urbanistiche del passato è palesemente evidente.
Noi riteniamo che il Pug dovrà presentare una forte discontinuità con le decisioni urbanistiche del passato e privilegiare unicamente le esigenze del nostro territorio.