In Emilia Romagna, dal settembre 2017 a maggio 2018, sono circa 8mila i nuclei familiari ( circa 20mila persone) a cui è stato assegnato il RES, Reddito di solidarietà. Il contributo economico mensile associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari per il quale la Giunta regionale ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 per il 2019.
Da giugno 2018 il Reddito di solidarietà ora si “allarga”: sale infatti, l’importo minimo che sarà erogato per più tempo, con una platea di soggetti più ampia, grazie all’entrata in vigore nuove regole, necessarie per integrare il RES con il sistema di norme previste a livello nazionale dal Reddito di inclusione (Rei). Il contributo mensile per una persona passa dagli attuali 80 a 110 euro – cifra minima garantita – fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone (l’importo del sussidio si modula secondo la scala di equivalenza Isee, parametro che permette di confrontare situazioni familiari differenti, sulla base del numero di componenti la famiglia stessa).

A livello territoriale, nella provincia di Ravenna sono stati 552 i nuclei famigliari ad aver ottenuto il RES, in provincia di Bologna 1.792,  896 in quella di Modena, poi Reggio Emilia (591), Ravenna (552), Ferrara (524), Parma (598), Rimini (496), Forlì-Cesena (514) e Piacenza (323). Tutti i territori sono dunque attivi e impegnati nel contrasto alla povertà assoluta.

REQUISITI: Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3 mila precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno.
Infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi.

Il RES non si configura più quindi come alternativo alla misura nazionale, diventa invece una misura integrativa – universalistica e per tutti – che ne rafforza la portata per i soli residenti in regione.
“Il Reddito di solidarietà è ormai una realtà ampiamente diffusa in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna e questo è motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione per noi”: a sottolinearlo la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, oggi in conferenza stampa per presentare il primo monitoraggio sul RES. “Basti pensare che solo un anno fa le persone in povertà estrema non avrebbero avuto niente, mentre ora possono ricevere un aiuto economico, seppure circoscritto, e una proposta di coinvolgimento attivo nella società o nel mercato del lavoro”.
“Pensare che oltre 8mila famiglie nella nostra Emilia-Romagna, cioè oltre 20 mila individui, ricevono il Reddito di solidarietà grazie al quale potranno pagare le utenze o acquistare beni primari- prosegue la vicepresidente- è un risultato importantissimo che segna il carattere di questa amministrazione”.

I numeri del RES: tutti i territori attivi contro la povertà: Sono circa 8mila i nuclei familiari che possono contare sul RES. Una analisi precisa sull’attuazione della misura è contenuta nel rapporto di monitoraggio realizzatodall’Università di Modena e Reggio Emilia, sulla base dei dati disponibili nel sistema informativo regionale e ricompresi fra il settembre 2017 e il maggio 2018. In questo periodo, e quindi in poco più di 8 mesi di operatività, le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Reddito di solidarietà sono state complessivamente 21.238, 625 alla settimana, su una popolazione residente di 1.997.372 nuclei familiari. Di queste, le richieste sulle quali l’Inps sta verificando i requisiti richiesti sono oltre 12.700.  A maggio scorso, i nuclei familiari già ammessi al contributo erano 6.223, ai quali si aggiungono i 494 che usufruisconodella misura nazionale.Le domande respinte sono state 1.809, con un tasso di rigetto per entrambe le misure del 21%.

 

Dai nuclei unipersonali ai woorking poor, a chi va il RES
I nuclei che usufruiscono del RES sono composti da una sola persona nel 44,7% dei casi, senza figli a carico (66,2%). Oltre Il 60% di coloro che richiedono il beneficio regionale ha più di 45 anni, e di questi, più del 33% ne ha dai 56 in su.
A chiedere i contributi previsti dalla misura regionale sono uomini e donne in percentuali simili: rispettivamente 50,6% e 49,4%.
Infine, significativa la presenza in famiglia di almeno un componente che lavora (61,5%), anche se in modo precario o pochissimo pagato. Si tratta dei cosiddettiwoorking poor, simbolo del deterioramento della propria funzione protettiva dell’occupazione rispetto al rischio di povertà.
Va anche sottolineato il fatto che per quasi 1.000 beneficiari del RES (957 per la precisione) sono inoltre state attivate misure di inclusione socio lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa prevista dalla norma regionale, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.

Legge, formazione, convenzione Inps e protocolli d’intesa: la costruzione del RES
Per progettare una misura come il RES, ad oggi in mano a oltre 8mila famiglie in Emilia-Romagna, sono serviti diversi passaggi, tutti estremamente importanti: unostudio di fattibilità sulle condizioni socio-economiche dell’Emilia-Romagna corredato dall’elaborazione di stime previsionali sui tassi di povertà; una legge regionalee successive modifiche in parallelo all’evoluzione della normativa nazionale; due Protocolli d’intesa con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia; una convenzione con INPS per l’erogazione del sussidio; l’elaborazione di un software regionale per l’immissione delle domande; attività di formazione del personale appartenente agli oltre 300 Comuni emiliano-romagnoli.