L’attuazione della legge Delrio e la relativa riallocazione delle funzioni alle province attraverso la regia della regione, doveva costituire l’avvio di un percorso condiviso dalle varie istituzioni in un quadro di reale collaborazione interistituzionale in cui la stessa Regione, Provincia, Comuni e unione dei Comuni, oltre alle Province limitrofe, per fare sistema in un’ ottica di razionalizzazione delle spese, snellimento delle procedure, miglioramento delle funzioni e degli interventi nonché degli investimenti. Il tutto in un quadro teso a favorire forme di esercizio associato di funzioni e di ottimizzazione nell’uso delle risorse, evitando duplicazioni, sovrapposizioni e sterile burocrazia. In questo senso i risultati, purtroppo, sono stati davvero molto deboli se non addirittura impercettibili senza raggiungere, tra l’altro, l’obiettivo per la costruzione di un nuovo modello di governance territoriale. Infatti, alla   ricollocazione delle funzioni non è corrisposto il trasferimento delle risorse necessarie e ciò ha messo inevitabilmente in discussione la sostenibilità finanziaria dell’ente provinciale che da una parte si trova a subire pesanti e sistematici prelievi da parte dello Stato, dall’altro è costretta ad attuare un forte inasprimento dei tributi di propria competenza a discapito delle famiglie e delle imprese. A questo si aggiunge, come spesso vado ricordando, i quasi 5.000.000,00 di euro provenienti dai numerosi autovelox sparsi sul territorio con i quali si rimpinguano le casse della provincia.

La situazione, dunque, è in sostenibile. La gestione delle scuole e delle strade diviene sempre più difficoltosa e gli stessi tagli definiti dalla Corte dei Conti “irragionevoli” producono un graduale indebolimento dell’attività di questi enti alimentati ormai solo con l’ ossigeno. In questo scenario ha senso che questi enti sopravvivano in tali condizioni?