29/03/2018 – “La bruttissima vicenda balzata all’onore delle cronache in questi giorni ripropone incidentalmente il tema delle numerose attività cosiddette di “Casa-famiglia” che sono state aperte in questi anni. Per prima cosa va detto dunque che esse aprono semplicemente perché servono! Infatti l’invecchiamento della popolazione richiede un fabbisogno di strutture a beneficio dell’assistenza della popolazione anziana che oggi non appare soddisfatto dalle strutture pubbliche. Si aggiunga che le politiche sanitarie-assistenziali della nostra regione rossa, a differenza per esempio del caso lombardo o veneto sono molto più restie a consentire l’accreditamento di strutture private in convenzione rispetto all’eventuale creazione di strutture pubbliche nuove. Questo comporta, per l’appunto che chi ha necessità di accudire un anziano sia costretto a rivolgersi a questi “surrogati” di casa di riposo. Senza scendere nei dettagli, si tratta comunque di strutture che possono ospitare solo anziani che richiedono un livello di assistenza limitato e dunque in dette strutture anziani del tutto privi di autosufficienza non possono essere accolti. Con la buona intenzione di prevenire gli abusi, alla fine della scorsa consiliatura l’amministrazione comunale produsse un regolamento sperimentale per le case famiglia, fino ad allora inesistente. Purtroppo però il famoso proverbio sulle “buone intenzioni” si è verificato ancora una volta veritiero. A distanza di tempo infatti, quando si sono tirate le somme sull’efficacia del regolamento, ciò che è emerso è che quelle norme anziché prevenire casi come quello di S.Alberto, si preoccupano di far inserire i rubinetti a pedali nei bagni delle strutture o di quante oss ci debbano stare per ogni letto o di quanti posti letto massimi possano stare nella struttura. Queste prescrizioni, applicate ai casi concreti, in realtà dimostrano spesso di essere ben poco significative e di non modificare pertanto la percezione di “serietà” di una casa-famiglia rispetto a un’altra. Se poi si aggiunge che in alcune di esse si sono verificati controlli insistiti mentre in altre essi sono stati molto meno frequenti, si comprende che il regolamento pur modificato secondo le previsioni di una legge regionale che era attesa da tempo, ma che non pare essere stata di aiuto, evidenzia come i problemi veri che si possono riscontrare se si ha un proprio caro all’interno di una casa famiglia restano purtroppo sul tappeto. Il tutto con uno sconfortante dato di fondo: case famiglia in buona fede che magari hanno la porta leggermente più stretta di quanto prevede il regolamento vengono multate, mentre per strutture formalmente in regola ma dove si perpetrano abusi ben più gravi devono intervenire le forze dell’ordine statali.” Ancarani – Capogruppo Forza Italia Ravenna