”Occorre fare di tutto per accrescere il lavoro femminile – ha sottolineato Antonella Bandoli, presidente del Comitato provinciale per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Ravenna, che ha aggiunto: “Ancora oggi tante, troppe donne devono affrontare impedimenti e difficoltà per raggiungere una piena parità, con un modello ancora sbilanciato a loro sfavore sui carichi del delicato equilibrio casa-lavoro. Anche l’equa distribuzione di queste responsabilità è una questione che interpella le imprese e la loro funzione sociale e culturale, oltre che di sviluppo. Il Comitato continuerà a mettere a valore questo asset con interventi concreti, diffusi e, dunque, sempre più vicini alle esigenze delle donne che fanno impresa”.
Le imprese femminili ravennati si concentrano al loro interno nel commercio (24,4 imprese femminili su 100 operano nel commercio, a fronte di 19,1 su 100 di quelle “non femminili”), nel settore dei servizi (33,3% per le femminili e 19,2% per quelle “maschili”) e nel turismo (13,6% contro 7,5%); meno nel settore primario (12,1% contro 18%), nell’industria (6,6% contro 8,6%) ed in misura molto minore nell’edilizia (3,4% contro 18,5%). Sebbene, però, il tessuto produttivo femminile resti mediamente “più giovane” di quello maschile, le attuali 693 attività di giovani donne sono l’8,6% del totale (contro il 5,9% degli imprenditori under 35), mentre nel 2021 erano l’8,8% (nel 2019, anno pre-covid, erano l’8,9%), riducendo il proprio peso sulla componente imprenditoriale femminile. In termini di variazione percentuale, le femminili under 35, rispetto al 2021, evidenziano una tendenza negativa che conduce ad un
-1,8% (-1,8% anche in Emilia-Romagna ed un -3,5% mediamente in Italia).
Alla stessa data, le imprese femminili straniere sono risultate 1.114, pari al 13,8% del totale delle imprese rosa della provincia di Ravenna: rispetto al 2021 hanno fatto registrare un forte incremento tendenziale (+5,2%) ed è stata la crescita delle imprese femminili straniere a determinare grandissima parte dell’evoluzione positiva complessiva delle imprese femminili. Per l’analisi settoriale, rispetto al 2021, in controtendenza le attività di alloggio e ristorazione (-33 aziende in termini di saldo tra gli stock e -2,9% la variazione percentuale), il commercio (-31 e -1,5%) e l’agricoltura (-22 e -2,2%). Positiva e con saldo consistente la performance dell’insieme dei servizi alle imprese e professionali, in aumento di 63 unità (+5,1%), in particolare le attività professionali, scientifiche e tecniche (+27 e +10%), di noleggio, agenzie di viaggio ed attività di supporto (+18 unità e +5,3%) e le attività immobiliari (+16 e +3,2%), a cui fanno seguito i servizi alla persona (+30 e +2,2%), spinti in particolare da attività artistiche, sportive e di svago (+12 il saldo e +6,6% la variazione percentuale rispetto al 2021), da istruzione (con 9 aziende femminili in più) e da sanità ed assistenza (+8). In crescita anche le imprese femminili delle costruzioni (+14 e +5,3%), dell’industria manifatturiera (+6 e +1,2%) e dei trasporti (+4 e +5,3%). Il 62,5%, infine, sono imprese individuali, il 16,8% società di persone ed il 18,8% società di capitali. L’aumento costante delle imprese costituite in forma di società di capitale, interessa anche le imprese femminili (+6%); in crescita pure le altre forme (+2,7%). In diminuzione, invece, società di persone
(-1,9%) e ditte individuali (-0,6%) che restano, queste ultime, la forma giuridica più diffusa.