Togliersi le scarpe e riconquistare il contatto con la terra: forse è questo il primo passo per ritrovare il proprio posto nel mondo, seguendo virtualmente le tracce di una vita straordinaria e controcorrente. È questo il nucleo essenziale di A piedi nudi sulla terra l’installazione sonora e immersiva che attende il pubblico di Ravenna Festival dal 7 al 9 giugno nell’antico parco della settecentesca Villa Masini, nella campagna ravennate nei pressi di Massa Castello. Alle 23 musica classica indiana eseguita dal vivo accoglierà il pubblico negli spazi appartenuti al celebre tenore Angelo Masini e ancora oggi abitati dai suoi discendenti; lì prenderà vita la storia dell’asceta Baba Cesare, raccontata da Folco Terzani nel suo libro omonimo poi trasformata in “audiolibro”, o meglio in voce e suono, da quel maestro della recitazione che è Elio Germano: «un sentire esperienziale – sottolinea l’attore – in cui ricreiamo fisicamente attraverso suoni e rumori un ambiente sadhu. Un ascolto che si fa rito, attorno al fuoco sacro, mentre un vero “cela”, un vero discepolo del sadhu, officia i riti dell’ashram, offrendo chai e cibo, il pubblico può sostare, osservare, passare, in silenzio, come vuole la tradizione, senza scarpe e senza telefoni». L’esperienza continua fino all’alba, che i più tenaci potranno salutare al suono di voce, tabla e sarod.
La storia di Baba Cesare è quella di un italiano che partendo dalla sua terra è approdato dall’altra parte del globo, in India, e in cerca di una vera spiritualità ha scoperto la via della rinuncia. E un nuovo se stesso. Infatti, si è avvicinato al mondo dei sadhu indiani, che nulla posseggono, ed è diventato asceta, appunto “Baba”. È là che Folco Terzani l’ha conosciuto, nella sua grotta tra le antiche rovine di Hampi, nel suo ashram, dove anche Elio Germano l’ha incontrato. Affascinato dal ritorno al silenzio che quell’esperienza ascetica rappresenta, l’attore, già ospite in più occasioni di Ravenna Festival – sotto il segno di Dante con Vita Nuova di Piovani e poi con Paradiso XXXIII, e per il pasoliniano Sogno di una cosa – presta la propria voce alla storia del Baba, calandola nel rigoglio di cedri centenari, olmi e acacie e lauri e magnolie, in un quadro naturale punteggiato di lucciole.
L’accoglienza a Villa Masini e il congedo all’alba sono affidati a musicisti di talento come la cantante Sohini Mojumdar e Sougata Roy Chowdhury, suonatore esperto di uno dei più significativi strumenti della tradizione indostana, il sarod, nonché all’abilità di Ciro Montanari, percussionista da molti anni dedito allo studio profondo e appassionato della musica indiana, in particolare della tabla.