Il Coordinamento ravennate “Per il Clima- Fuori dal Fossile” aderisce alla lettera aperta che sessanta organismi ambientalisti hanno inviato al Ministro Cingolani
“Il Ministro Cingolani non vuole proprio ascoltare i cittadini: malgrado due referendum vinti contro il nucleare in Italia e l’IPCC abbia indicato il metano come principale causa antropica del surriscaldamento globale, questa Italia guidata da Cingolani ha chiesto che nucleare e gas siano inclusi nella tassonomia “green” della Unione Europea, cioè meritevoli di finanziamenti europei e nazionali, in nome del “New Green Deal” “.
La Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile, nella quale era presente la delegazione ravennate, aveva organizzato una manifestazione sotto il MITE il 9 ottobre scorso per incontrare il Ministro e parlare proprio di questi temi e, a inizio dicembre, aveva inviato insieme all’ONG tedesca Urgewald e la ONG francese Reclaim Finance una open letter a Cingolani, firmata da oltre 60 associazioni, ONG e movimenti, per chiedere di non includere il nucleare e il gas nella “tassonomia green”. La stessa lettera era stata inviata da oltre 100 ONG anche a Olaf Scholz, nuovo cancelliere tedesco, che ha recepito l’appello, proponendo un programma tedesco di Green New Deal molto più coraggioso.
“Invece il Ministro Cingolani ha appoggiato nella Unione Europea la linea francese, opposta a quella tedesca, austriaca e danese, con l’aggravante che l’Italia non produce e vende impianti nucleari e che Cingolani non rappresenta l’opinione del Popolo Italiano, che in ben due referendum ha bocciato ogni sviluppo del nucleare”.
“Chi ha rappresentato dunque Cingolani all’Unione Europea?” Si chiedono le associazioni “Non certo i cittadini italiani… Basta con le decisioni personali di questo Governo. Abbiamo il diritto alla consultazione pubblica su tutti i piani e progetti del Governo, compresi i progetti del PnRR energetici di cui non sappiamo ancora niente. Due terzi di questi fondi sono debiti che noi cittadini e i nostri figli dovranno restituire all’Europa. Non sprechiamo questi fondi in nucleare e investimenti fossili”.
Fin qui la presa di posizione dei movimenti. Ma nel frattempo giungono dal livello locale e regionale altre notizie:
“Impariamo dagli organi d’informazione che la Conferenza delle Regioni, dopo aver completato il proprio lavoro sul piano per la transizione ecologica, ventila la possibilità che venga raddoppiata la potenzialità produttiva di gas in Italia. Il territorio ravennate è particolarmente interessato alla questione. Già fortemente provata dalla presenza metanifera e dalle sue conseguenze, Ravenna dovrebbe avviare con decisione la strada della fuoriuscita dl modello estrattivista per imboccare quella dello viluppo delle rinnovabili. Mentre il ROCA (Ravenna Offshore Contractor Association) sostiene che il raddoppio della produzione sarebbe necessario, non ci risulta al momento che da parte istituzionale (Regione Emilia Romagna e Comune di Ravenna) vi siano prese di posizione di segno diverso.
Allora, un conto è porre il problema dei tempi e della gradualità con cui le fonti fossili dovranno essere sostituite da quelle rinnovabili e da un modello complessivo diverso di produzione energetica, altro è continuare a percorrere a testa bassa la direzione opposta, addirittura incrementando – fino a raddoppiare – l’estrazione di fossili. Di questo passo, non solo non si ridurranno le emissioni di qui al 2030, come da molte parti si sostiene di voler fare, ma esse risulteranno fortemente aumentate.
È ora che la comunità locale venga informata con chiarezza sul futuro che le viene offerto, e che cessino le operazioni di greenwashing che il mondo delle estrazioni continua a propalare, senza che le istiutuzioni scelgano da che parte stare. E che cittadine e cittadini vengano consultate/i.
Deve essere innanzi tutto convocato un Consiglio Comunale straordinario, aperto alla cittadinanza, che discuta a fondo della transizione ecologica, e che in quella sede vengano finalmente scoperte le carte”.
Ecco la Open Letter al Ministro Cingolani:
“Salviamo il Green New Deal: agiamo per evitare che l’energia nucleare di fissione e il gas fossile vengano etichettati come “verdi”.
Egregio Ministro,
Siamo estremamente preoccupati per l’annuncio del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di etichettare probabilmente sia l’energia nucleare che il gas fossile come “sostenibili” nel contesto della tassonomia dell’UE. Secondo le notizie dei media nazionali, è stata l’assenza di una forte voce italiana contro il nucleare nel Consiglio europeo del 21/22 ottobre che ha contribuito direttamente a questa decisione. Nel suo ruolo di attuale Ministro della Transizione Ecologica, La invitiamo a confermare in modo rapido e deciso il veto italiano contro l’etichettatura del nucleare come una forma di energia sostenibile e sottolineare che il tentativo della Commissione di plasmare questa discussione durante la Cop26 sull’emergenza climatica non è accettabile.
Il regolamento sulla tassonomia dell’UE ha lo scopo di fornire linee guida per i necessari investimenti orientati al futuro per la transizione ecologica dell’Europa. L’energia nucleare, tuttavia, è insostenibile a causa dei gravi rischi per la sicurezza, dell’inquinamento ambientale e del problema delle scorie ancora irrisolto. Il gas fossile emette grandi quantità di gas serra dannosi per il clima in particolare il metano (methane leakage), lungo la sua catena di estrazione e trasporto. Garantire al nucleare e al gas fossile l’etichetta di sostenibilità minerebbe gli obiettivi climatici dell’UE, distoglierebbe gli investimenti tanto necessari nella transizione verde e metterebbe a repentaglio la credibilità dell’intero Green Deal europeo.
L’Italia ha abrogato col referendum di giugno 2011 il nucleare, in cui il quesito viene validamente approvato con un quorum di circa il 54% di votanti e una maggioranza di oltre il 94%, il programma italiano nucleare. Una volta per tutte. E abbiamo ancora il problema aperto delle scorie nucleari di allora.
Le ONG e associazioni italiane e di tutta Europa Le chiedono di prendere una posizione altrettanto chiara contro l’energia nucleare, ma anche contro il gas fossile a livello europeo.
E ricordiamo che, in attuazione degli standard di tutela loro riconosciuti dai Trattati europei e internazionali (in particolare dagli artt. 3 n. 3 e 6 dell’UNFCCC), oltre che dalla Dichiarazione sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Risoluzione 53/144, 8 marzo 1999, e dalle Linee guida sulla Protezione dei Difensori dei Diritti Umani dell’OSCE, nello specifico riferimento alla tutela del diritto alla informazione ambientale e climatica (già riconosciuto dalla Convenzione di Aarhus e dai Reg. UE 1367/2006 e 347/2013) e all’accesso alle fonti a base di dichiarazioni e impegni pubblici resi da organi e rappresentati delle istituzioni, in nome del diritto all’informazione e del diritto umano al clima come riconosciuto da Convenzioni e Accordi internazionali, dall’Accordo di Parigi del 2015 e tematizzato nei contenuti da Agenzie e Istituzioni dell’ONU, in adempimento anche del Considerando n. 45 del Regolamento UE 2018/1999 noi, stakeholders, abbiamo il diritto alla consultazione pubblica su tutti i piani e progetti del Governo, compresi i progetti del PnRR di cui non sappiamo ancora niente. Due terzi di questi fondi sono debiti che noi cittadini e i nostri figli dovranno restituire all’Europa. Non sprechiamo questi fondi in nucleare e investimenti fossili.
Cordiali saluti”