Era ubriaca, praticamente incosciente. Anziché riaccompagnarla a casa dopo la serata passata a bere in un locale, gli amici l’avevano portata in un appartamento. Quando la mattina seguente si era svegliata nel letto di uno di loro, i flash di quanto accaduto durante la notte l’avevano spinta a ricostruire le ore di “vuoto”. Cinque giorni dopo era andata al pronto soccorso, e solo parlandone con le forze dell’ordine aveva realizzato di essere stata vittima di uno stupro. Un rapporto sessuale a suo dire non consenziente e per giunta filmato, di cui non ricordava nulla se non il volto del ragazzo che le stava sopra e le sensazioni dei pantaloni sfilati, fra sguardi e sagome degli spettatori, tra i quali appunto chi aveva ripreso la scena con il proprio telefonino.
Ieri, per i fatti avvenuti tra il 5 e il 6 ottobre 2017, la Procura ha chiesto la condanna a 9 anni sia per il 30enne di origini romene che quella notte si intrattenne nel rapporto intimo con la giovane appena maggiorenne, sia per il 31enne senegalese, ex calciatore del Ravenna, che realizzò i video, entrambi accusati di violenza sessuale di gruppo.
A sorpresa, il collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra (a latere i colleghi Federica Lipovscek e Cristiano Coiro) li ha assolti, ritenendo che “il fatto non costituisce reato”.
La notte dei fatti la vittima (parte civile con l’avvocato Elisa Cocchi del foro di Bologna, che ieri ha chiesto un risarcimento di 100mila euro), era rimasta in compagnia dei due ragazzi e di un’amica all’interno dell’appartamento di un altro giovane, uscito momentaneamente per accompagnare a casa una terza conoscente. Per farle passare la sbornia, le avevano fatto una doccia fredda, facendole un primo filmato. «Era per scherzare, eravamo tra amici», ha raccontato ieri l’ex giocatore giallorosso, unico dei due imputati a non essersi perso nemmeno un’udienza.
Era passata l’una. Il rapporto sessuale sarebbe avvenuto oltre due ore e mezzo dopo, sul divano. I minuti precedenti sono stati registrati in un video dal quale si colgono solo i dialoghi, riletti ieri durante la requisitoria del sostituto procuratore Angela Scorza: “Oh, sei sveglia? La trombo? Sì o no?”. Alle parole del 30enne avrebbe risposto l’amica: “Tu tromberesti una sbronza che non capisce niente?”. Sono espressioni dalle quali, secondo il pm, si evince che «la ragazza non era in grado di prestare un consenso libero», ma che anzi, «le sue condizioni sono state strumentalizzate per soddisfare le pulsioni sessuali» di un membro del gruppo. Pulsioni a loro volta «istigate e supportate» dal complice che lo filmava.
Perché allora denunciare solo otto giorni dopo? Per l’accusa, era il tempo necessario per «ricostruire quel che era successo». La 18enne ne aveva parlato con l’amica, che le aveva suggerito di non bere più per evitare il problema, dicendole di non essere potuta intervenire perché sola contro due uomini. Versione poi cambiata e sminuita nel corso del processo «per paura di essere coinvolta nelle accuse» (circostanza per la quale ora dovrà rispondere di favoreggiamento). La 18enne ne aveva poi parlato infine con il fidanzato, che le aveva consigliato di andare al pronto soccorso, dove due distinte dottoresse l’avevano definita «in evidente stato di angoscia».
Le difese
All’epoca delle indagini condotte dalla squadra Mobile, i due imputati furono fermati e portati in carcere. Ma proprio sulla base dei filmati sequestrati, il Riesame dispose la scarcerazione, osservando che la ragazza, seppure ubriaca, si muoveva, individuando presunti segnali di assenso al rapporto che si stava compiendo. Un elemento che la difesa del 30enne romeno (assistito dagli avvocati Carlo Benini e Silvia Brandolini) ha rimarcato ieri nel sostenere che la giovane, non più ubriaca, avesse «volontariamente e spontaneamente cercato il rapporto sessuale» con lo straniero, così come fatto «fin dalle prime ore di quella serata». Avrebbe poi denunciato per paura che i filmini rovinassero la relazione con il fidanzato di allora. E riguardo a quei video, i legali del 31enne senegalese (tutelato dagli avvocati Raffaella Salsano e Francesco Papiani) hanno parlato di una scelta fatta «in un clima ingenuo e piuttosto stupido». Non sarebbe però «mai emerso che il 31enne abbia trattenuto l’altra testimone presente». In definitiva – hanno sostenuto tutti – gli imputati erano certi che la ragazzina fosse nelle sue piene facoltà. Al netto delle motivazioni della sentenza, attese tra 90 giorni, la formula pronunciata dal collegio potrebbe andare proprio in questa direzione. (Fonte: Corriere Romagna)